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29 marzo 2024

Treviso

Il messaggio di Natale del Vescovo Gianfranco Agostino Gardin

"Sono tanti coloro che hanno bisogno di speranza, a costoro auguro che il Natale consenta di guardare avanti a sé con fiducia"

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Il messaggio di Natale del Vescovo Gianfranco Agostino Gardin

TREVISO«Che cosa evoca la parola Natale nella mente delle persone? Non vi è dubbio che se facessimo un’indagine avremmo risposte assai diverse. A qualcuno richiamerà vacanze sulla neve o in qualche spiaggia tropicale, ad altri un’indigenza resa più cruda da esibizioni di opulenza o da inutili sprechi, ad altri ancora l’affanno dei regali da fare, ad altri l’occasione di rallegrare con qualche semplice segno di gratuità la vita di chi soffre, ad altri la gioia di momenti di serenità trascorsi insieme a familiari o ad amici, ad altri la sofferenza di una solitudine che il “Natale con i tuoi” acuisce maggiormente. Ricordo a questo proposito, giovane sacerdote, un’anziana vedova che viveva sola: venne a confessarsi prima delle feste natalizie e mi confidò, con una tristezza pacata, quasi dolce, che aveva cinque figli e nessuno di loro a Natale sarebbe nemmeno passato a farle una breve visita. Mi venne un nodo alla gola: avrei voluto abbracciarla. Mi è rimasta impressa come una specie di icona del Natale dei dimenticati.

 

Natale è tutto questo e molto altro. C’è da chiedersi se tra attese, gioie, delusioni, sacrifici, sprechi, solitudini e feste, ci sia anche qualche spazio per mettersi di fronte al mistero del Dio che si fa uomo. E allora provo a formulare qualche augurio. Prendo lo spunto da una intervista a papa Francesco apparsa qualche giorno fa in un quotidiano. Il Papa ha usato tre parole per esprimere come egli sente il Natale: speranza, tenerezza, consolazione. Sono tanti coloro che hanno bisogno di speranza. Sono spossati o delusi dalle fatiche della vita, dalla precarietà del lavoro, dalla difficoltà di condurre una vita dignitosa, da situazioni familiari in cui sono venuti meno l’affetto, la dedizione, la fiducia; poi ci sono coloro che non sanno che cosa consenta loro di vivere con gioia e con gratitudine ogni nuovo giorno; ci sono quelli che attorno a sé hanno la sensazione di un grande vuoto, non scorgono nessuna mano amica che si tenda verso di loro. A tutti costoro io auguro che il Natale ridoni speranza, consenta di guardare avanti a sé e attorno a sé con fiducia, con la sensazione che c’è ancora una luce che illumina la loro strada. Il Natale, che è Dio “abbassato” alla condizione dei poveri, degli umili, degli esiliati, faccia sentire la sua solidarietà e ridoni la voglia di vivere, di lottare, di percepire davanti a sé un futuro vivibile.

 

Ma questo augurio si accompagna alla richiesta che tutti coloro ai quali è dato di vivere una vita dignitosa, una vita serena e ricca di affetti, di relazioni, sappiano stringere la mano dei “senza speranza”. E infatti alla speranza il Papa ha unito la tenerezza. Ha detto: «Quando i cristiani si dimenticano della speranza e della tenerezza, diventano una Chiesa fredda, che non sa dove andare e si imbriglia nelle ideologie, negli atteggiamenti mondani. Mentre la semplicità di Dio ti dice: vai avanti, io sono un Padre che ti accarezza. Ho paura quando i cristiani perdono la speranza e la capacità di abbracciare e accarezzare».

 

A chi vive non solo il Natale ma ogni sua giornata concentrandosi su di sé , chiudendo il cuore ai molti che penano per mille ragioni diverse, auguro di aprirsi alla tenerezza di Dio e di saper comunicare tenerezza agli altri. Come sarebbe bello se un bel giorno tutti coloro che non hanno bisogno di regali decidessero di rinunciare a scambiarseli, offrendo e ricevendo solo sincere parole e semplici gesti di tenerezza, impegnandosi invece nell’aiutare concretamente coloro per i quali non esistono regali superflui ma solo necessità reali per vivere o sopravvivere, ma accompagnando anche questi doni di tenerezza, di affetto, di vicinanza solidale. Una specie di campagna del tipo: a chi ha già basta il tuo affetto, a chi non ha dona un pane condito di tenerezza.

 

Infine il Papa ha dichiarato di scorgere nel Natale la consolazione di Dio. Ha detto: «Il Natale è l’incontro di Dio con il suo popolo. Il Natale è anche una consolazione, un mistero di consolazione. Tante volte, dopo la messa di mezzanotte, ho passato qualche ora solo, in cappella, prima di celebrare la messa dell’aurora. Con questo sentimento di profonda consolazione e pace. Ricordo una volta qui a Roma, credo fosse il Natale del 1974, una notte di preghiera dopo la messa…».

 

Ecco un altro augurio, che rivolgo soprattutto a chi sa assaporare la gioia della fede: quello di accogliere la visita di Dio che si immerge nella nostra storia e ci porta consolazione, ci fa sentire accolti, amati, sostenuti, accarezzati dalla sua bontà. Non abbiamo mai finito di scoprire quanta forza possa giungere dalla contemplazione dell’amore di Dio che avvolge la nostra vita. L’immagine del sacerdote o del vescovo Begoglio che trascorre in preghiera le ore che separano la Messa della notte dalla Messa del mattino ci sollecita a porci con cuore aperto di fronte al Natale cristiano, sapendo contemplare, riflettere, pregare, per poi amare con una intensità nuova».

 

Buon Natale a tutti!

Guarda il video:

http://www.oggitreviso.it/auguri-di-natale-del-vescovo-monsignor-gianfranco-agostino-gardin-77062

 


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