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28 marzo 2024

Ciclismo

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Meduna, folla per Francesco Moser

Successo venerdì sera per l'incontro in paese con il noto ex ciclista, campione del mondo e vincitore di un Giro d'Italia

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Meduna, folla per Francesco Moser

MEDUNA DI LIVENZA - Auditorium pieno venerdì sera a Meduna per l’incontro con Francesco Moser (nella foto), ex bandiera del ciclismo italiano, campione del mondo, vincitore di un Giro d’Italia e di una Parigi –Roubaix, già detentore di due record dell’ora.

L’occasione, organizzata da Pro Loco, Velo Club e Rota medunese, era la presentazione del suo nuovo libro "Ho osato vincere, storie di un campione, un uomo di ciclismo". Una serata piacevole con oltre un centinaio di presenze.

L’ex campione ha parlato di tutto, dalla sua infanzia al ciclismo d’oggi. La serata è iniziata ricordando Michele Scarponi, il ciclista dell’Astana (che iniziò in maglia Zalf Castelfranco), deceduto lo scorso 22 aprile dopo essere stato investito da un’auto. «Era al Giro del Trentino fino al giorno prima – ricorda Moser – e io ero presente, commentando la gara per Eurosport.

Hanno corso cinque tappe con 14.000 metri di dislivello. Ha chiuso quarto in classifica generale. Il giorno dopo l’ultima tappa, alle 8, era in bici per allenarsi, avrebbe partecipato come capitano al Giro vista l’assenza di Fabio Aru.



Ero sui campi, mi hanno telefonato, non ci volevo credere». Sulla sua infanzia: «Avevo quattro anni quando in asilo caddi da una scala. La maestra credeva fossi spacciato e ha portato i bambini in classe a pregare.

Io mi rialzai e da una scala di servizio mi toccò tornare in classe da solo».


Sugli inizi, quando perse il padre a 13 anni e dovette mandare avanti l’azienda agricola di famiglia: «I miei tre fratelli, ciclisti, erano alle corse. E io dovetti lavorare sodo. La campagna fu una palestra di vita».

Sul record dell’ora: «Merckx ci restò male quando lo vinsi, ma i record sono fatti per essere superati». Sul terremoto: «Nel 1976 ero a Pordenone, per una tappa del Giro. Eravamo all’Hotel Santin, una mattina ci fu una scossa di assestamento e tutti i miei compagni uscirono dall’albergo, tranne me. In quei giorni in Friuli non c’era molto pubblico». Sulla Roubaix: «L’importante è stare davanti quando inizia il pavé, altrimenti non vinci.



Oggi come allora». Durante la serata simpatico siparietto con il medunese Claudio Cigana che proprio in Trentino, alcuni anni fa, durante una mattinata di lavoro, venne più volte scambiato per l’ex campione. La serata si è conclusa con la sorpresa di una canzone dedicata a lui “Quando correva Moser”, composta e cantata dal cantautore medunese Pablo Perissinotto, accompagnato dal virtuoso chitarrista Giovanni Buoro.

 

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