Medici di base, "Tra carenze e pensionamenti tanti trevigiani in difficoltà"
L'allarme dei sindacati dei pensionati: "Necessario cambiare le regole e investire nel sistema pubblico"
| Isabella Loschi |
TREVISO - Carenza cronica di medici di base e pensionamenti: sono sempre di più i trevigiani alle prese con le difficoltà di trovare un nuovo dottore. A sottolineare il crescente disagio di comunità e assistiti ormai in tutta la provincia anche i sindacati dei pensionati di Cgil, Cils e Uil trevigiani preoccupati per il prossimo futuro che vedrà il pensionamento di altri professionisti e così l’accorpamento di bacini di utenti con un ulteriore arretramento del servizio di presidio sanitario.
“Il forte disagio che vivono quotidianamente i trevigiani è palpabile e innegabile ed è giunto con forza anche a noi da diverse parti della Marca - denunciano i segretari generali Vigilio Biscaro (Spi Cgil), Franco Marcuzzo (Fnp Cisl) e Beniamino Gorza (Uilp Uil): La carenza di medici di medicina generale e il mancato cambio generazionale dei professionisti sono problemi che, come sindacati, abbiamo a più riprese evidenziato a tutti i livelli e in tutte le sedi. Una situazione che negli ultimi due anni si è ulteriormente aggravata nella contingenza dell’emergenza sanitaria pandemica portando i nodi al pettine e alla luce falle e responsabilità nella programmazione e pianificazione organizzativa sanitaria sul territorio. Si è, infatti, registrato un nettissimo peggioramento dei servizi e un allentamento del presidio salute a discapito di comunità e cittadini, in particolare a farne le spese proprio la popolazione anziana”.
“Già nel corso della contrattazione sociale lo scorso anno sono emersi chiaramente i primi segnali di allarme di amministratori, sindaci e assessori, che riferivano situazioni complicate proprio dettate dalla carenza dei medici di base e dalla discontinuità del servizio – spiegano Biscaro, Marcuzzo e Gorza –. Oggi ci troviamo ad affrontare una situazione peggiore e drammaticamente in caduta libera, visti anche quelli che saranno i pensionamenti previsti nei prossimi mesi”.
“L’aver alzato da 1.500 a 1.800 il numero di assistiti per medico è una scelta grave che accresce tali problematiche – puntualizzano –, senza perdere un minuto è improrogabile agire per ridefinire il sistema salute del territorio, con nuove regole e investendo risorse sulla medicina di gruppo, tanto annunciata e praticamente non realizzata, con responsabilità e pragmatismo, guardando all’assunzione diretta - e alle dirette dipendenze dell’ULSS - dei professionisti, in collaborazione con le figure dell’infermiere di famiglia e con un regime orario settimanale pieno, puntando alla capillarità del presidio e al rafforzamento dei servizi pubblici”.