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17 marzo 2025

Treviso

Manifatturiero trevigiano in sofferenza: boom di richieste di cassa integrazione

Cna Treviso: “Il dato è preoccupante e fotografa un rallentamento evidente del comparto manifatturiero artigiano dovuto ad un reale crollo delle commesse"

| Isabella Loschi |

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azienda tessile

TREVISO - Tra 2023 e 2024 il settore manifatturiero artigiano in provincia di Treviso, ovvero le piccole e medie imprese dei settori metalmeccanico, tessile, chimico, impiantistico, del benessere e della ristorazione, ha visto una crescita delle ore totali di cassa integrazione del 21,30%. Se nel 2023 erano state complessivamente 312.228 le ore di cassa integrazione effettuate, nel 2024 si è saliti a 378.744 ore, con un incremento complessivo di 66.516 ore. Le giornate di cassa rendicontate negli stessi periodi di riferimento sono salite da 43.581 a 52.364 (dati elaborati dall’Ente Bilaterale Nazionale Artigianato Veneto).

Entrando nel dettaglio delle richieste presentate dalle aziende, le domande ammesse per la cassa integrazione nel settore manifatturiero artigiano in provincia di Treviso nel 2023 erano state 2.193 contro le 2.633 del 2024. Il numero di dipendenti ad essere stati per un certo periodo in cassa integrazione è salito dai 13.774 del 2023 ai 18.166 del 2024.

“Il dato è preoccupante e fotografa un rallentamento evidente del comparto manifatturiero artigiano dovuto ad un reale crollo delle commesse - spiega Luca Frare, presidente Cna Territoriale Treviso –un calo della mole di lavoro per le imprese. Il 2025, peraltro, è iniziato con ulteriori segnali di preoccupazione. Ad esempio, il notevole aumento dei costi energetici, che in meno di un anno sono saliti del 50%, aggravato dall’incertezza sul futuro andamento dei prezzi. In Veneto le imprese devono far fronte anche all’aumento dell’IRAP. La finanziaria 2025 non ha previsto interventi significativi per il rilancio del manifatturiero, settore cardine del tessuto economico italiano e veneto. Pesano anche le preoccupazioni per la possibile introduzione dei dazi da parte degli Stati Uniti e la crisi del mercato tedesco, che vale il 50% dell’export italiano”.

 “Servono misure urgenti per il rilancio del manifatturiero – prosegue Frare – sbloccare in maniera efficace e rapida i fondi europei PNRR per la Transizione 5.0, un pacchetto da 15 miliardi di euro per investimenti in innovazione, sostanzialmente fermo da un anno a causa delle difficoltà di accesso per le piccole imprese e di eccessivi paletti burocratici. È necessario intervenire per alleggerire il peso fiscale sulle PMI, come associazione lo chiediamo da tempo. Necessario ed urgente anche un intervento del governo per il contenimento dei prezzi energetici, in tempi rapidi”.


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