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24 aprile 2024

Castelfranco

Luna park chiusi da un anno: "Vogliamo ripartire"

La lettera ai sindaci promossa dalla castellana Eva Torricelli rappresentante del gruppo Facebook "Io vado al Luna Park"

| Isabella Loschi |

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iovadoallunapark

CASTELFRANCO VENETO - Era il 24 febbraio 2020 quando nel bel mezzo del carnevale tra musica, luci e sorrisi, le serrande delle giostre hanno chiuso i battenti. All’improvviso l’atmosfera magica che si crea al Luna Park si spezza. Un lungo per stop i luna park, che ha attraversato un lockdown, innumerevoli Dpcm, zone rosse, arancioni e gialle e che ancora oggi è fermo. Dopo un anno di giostre chiuse e attività spente, i lavoratori dello Spettacolo Viaggiante (giostre e luna-park itineranti) non vedono la luce.

Per questo Eva Torricelli, di Castelfranco Veneto, proprietaria della giostra con le gabbie volanti, rappresentante della piattaforma Facebook #iovadoallunapark, nata per sensibilizzare la grave situazione che ha colpito l’intera categoria sotto il profilo economico e psicologico che oggi conta oltre 4mila iscritti, ha scritto una lettera indirizzata all’Anci per chiedere la riapertura dei luna park. “Appartengo alla categoria dello Spettacolo Viaggiante. Oggi, 24 febbraio, è il triste anniversario della nostra chiusura”, scrive Eva nella lettera indirizzata ai sindaci.

“Le giostre sono ferme ufficialmente da 12 mesi. Per altri da molto prima perché a causa del termine della stagione, molti si sono fermati da dicembre del 2019. Ad oggi, non abbiamo alcuna prospettiva lavorativa, pochi parlano di noi e del nostro futuro.

Siamo tra le categorie dimenticate, classificate tra le non essenziali. Nell'estate 2020 i Luna park itineranti sono stati penalizzati dalla maggior parte dei sindaci. E questo nonostante ci fossimo adeguati in ogni minimo dettaglio alle linee guida, molto stringenti, approvate da Stato e Regioni e zero contagi registrati nei pochi Luna-park operativi”. “Gestisco con la mia famiglia le gabbie volanti e un chiosco di panini - racconta Eva - su 25 sagre programmate da marzo a dicembre ne abbiamo svolte solo 2. Io svolgo gran parte della mia attività in Veneto, ma la situazione è la stessa da nord a sud e lo posso confermare da tutte le testimonianze e segnalazioni che ricevo ogni giorno sulla mia piattaforma Facebook”.

“Il nostro lavoro è fatto di molti sacrifici e molta passione, è tramandato da generazioni. È una tradizione storica che non deve essere cancellata né dimenticata. Mi rivolgo a tutti i sindaci e alle amministrazioni comunali affinché facciano in modo che non si ripeta nuovamente il trattamento ricevuto la scorsa estate, e che non operino una discriminazione lavorativa come già accaduto perché noi siamo pronti a ripartite in sicurezza secondo i piani anti-Covid”.

 



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Isabella Loschi

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