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18 aprile 2024

Nord-Est

Liliana Resinovich, parla il marito: "L'autopsia sbaglia e c'è chi nasconde qualcosa"

Per Sebastiano Visintin è difficile accettare l'idea del suicidio. E dopo otto mesi invita a tacere chi vuole solo apparire

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Liliana Resinovich, parla il marito:

TRIESTE - La coscienza pulita è il cuscino più morbido su cui dormire e le calunnie - anche che se fanno male - non possono sporcare un amore lungo 33 anni. Sebastiano Visintin, marito di Liliana Resinovich, scomparsa il 14 dicembre scorso e trovata senza vita il 5 gennaio, fatica a fare i conti con una realtà che sembra mettere d'accordo tutti i consulenti: la moglie si è suicidata, morta per asfissia. Una conclusione, messa nero su bianco in una bozza degli esperti della procura di Trieste e anticipata dall'Adnkronos, che allontana le ombre da lui ma allunga le domande di che le dormiva accanto ogni notte. A partire da una: se Liliana non è morta subito (conclusione dei periti della procura non condivisa da quelli di parte) cosa ha fatto tutti quei giorni?

"Ho iniziato a scorrere la relazione degli esperti ma quando ho visto alcune immagini dell'autopsia mi sono dovuto fermare, non sono riuscito ad andare avanti. Liliana è l'ultima persona che si sarebbe suicidata, ma se il pm Maddalena Chergia chiederà l'archiviazione, dopo aver svolto lunghe e scrupolose indagini, me ne farò una ragione, non posso fare altro" svela l'uomo, mai indagato, in un'intervista all'Adnkronos. "Mi spiace che non si sia confidata con me, pensare al suo dolore, a lei che prende questa decisione fa male. Riavvolgo i giorni per capire se ho trascurato dei segnali, ripasso quell'ultima mattina quando sono uscito e lei non è più tornata, ma niente: tra noi andava tutto bene, io ero tranquillissimo, e invece il 14 dicembre 2021 è cambiata la mia vita".

Amante di viaggi e di fotografia, sportiva con la passione per la bici, Liliana, 63 anni, era un'ex dipendente regionale che si divideva tra il lavoro, la casa e gli amici. "Era una mattina normale quel martedì: ha fatto la lavatrice, ha steso i vestiti e abbiamo fatto colazione. Io andavo di fretta e sono uscito prima delle 8, l'ho salutata, lei mi ha guardato andar via dalla finestra e io le ho sorriso. Quella è l'ultima volta che l’ho vista, mi fa male il cuore" racconta con la voce rotta dall'emozione.

Una vita regolare, anche se qualcuno prova a insinuare altro: la mattina della scomparsa Liliana doveva incontrare l'amico Claudio Sterpin, l'uomo che si presenta come il suo amante. "Non credo assolutamente a nulla di quello che dice e le sue parole offendono me, Liliana e la sua famiglia. Non c'è un messaggio esplicito, una foto insieme o altro che avvalori qualcosa più di un'amicizia a me nota. Un giorno spero di capire il perché di queste affermazioni da parte di chi vuole solo apparire", spiega Visintin assistito dall'avvocato Paolo Bevilacqua.

Nulli i rapporti tra il marito e il fratello di Liliana, così come i vicini che la sera del 14 dicembre mandano un messaggio sul cellulare della 63enne. "Dicevano che avevano un regalo da darle, ho risposto io dicendo che aveva lasciato i cellulari a casa, una dimenticanza che non mi aveva preoccupato conoscendo mia moglie. Claudio aveva detto loro della scomparsa e dopo la mia risposta telefonica mi hanno raggiunto. La mia vicina stava piangendo, aveva gli occhi rossi, non li perdonerò mai di non avermi detto che era sparita". Tranelli e fango che fanno male ma poco possono sulla verità e su chi si dice "sereno. Non ho niente da nascondere, non avrei mai potuto fare del male a Liliana. Su quello che è successo ho solo supposizioni, c'è qualcuno che forse sta nascondendo qualcosa".

Le prime due-tre settimane dalla scomparsa "non riuscivo a ricordare, ero come paralizzato, poi ogni cosa detta ha trovato riscontro e la polizia ha escluso ogni mio coinvolgimento - ricorda Sebastiano Visintin -. Non mi interessa quello che dice o pensa la gente, io non ho nulla da confessare perché niente ho fatto". E di assenza di "violenza per mano altrui" parlano i consulenti della procura: Liliana si è uccisa inalando l'anidride carbonica da due sacchetti di plastica che aveva in testa, la sua morte risale a 2-3 giorni prima del ritrovamento nel parco dell'ex ospedale psichiatrico di Trieste. Un elemento su cui l'uomo non concorda. "Credo che abbiano preso un abbaglio e che Liliana sia morta poche ore dopo la scomparsa. Un elemento che con il nostro consulente, il medico legale Raffaele Barisani, siamo convinti di poter dimostrare. E' impensabile che per due settimane abbia vagato con gli stessi vestiti e senza nutrirsi, nello stomaco, secondo l'autopsia, c'erano i resti dell'ultima colazione".

Dettagli importanti per ritrovare un barlume di serenità, ma che non cambiano la sostanza. "La pensione e il lockdown forse avevano spento un po' il suo sorriso, ma il suicidio è difficile da accettare. E lo è a maggior ragione dopo 33 anni insieme. Volevamo andare in Brasile, c'eravamo informati sui documenti e sui prezzi del volo. Ora la nostra casa è vuota, identica a quando se ne è andata. C'è tutto di lei e nessuna donna ha varcato quella porta, non c'è - assicura Sebastiano Visintin - chi potrà sostituire Liliana".

 


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