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23 gennaio 2025

Castelfranco

Leucemia mieloide acuta: nuove speranze grazie allo studio a livello mondiale coordinato dallo IOV di Castelfranco Veneto

I risultati della ricerca rivelano che ci sono buone possibilità di successo, per questa patologia oncologica, con la chemioterapia

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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| Ingrid Feltrin Jefwa |

DG Maria Giuseppina Bonavina e Michele Gottardi

CASTELFRANCO VENETO - La leucemia mieloide acuta (LMA), una forma di cancro del sangue, colpisce principalmente gli anziani. Tuttavia, la scarsità di dati sui trattamenti efficaci per questa fascia di età ha limitato le opzioni terapeutiche, portando spesso alla esclusione dei pazienti più anziani dalle terapie intensive. Ora, uno studio internazionale coordinato dallo Istituto Oncologico Veneto (IOV) di Castelfranco Veneto, diretto dal dottor Michele Gottardi, ha portato alla luce risultati significativi per i pazienti ultra sessantenni, offrendo nuove prospettive per il trattamento della malattia.

Lo studio ha coinvolto 229 pazienti anziani, monitorati per oltre vent'anni. I risultati sono promettenti: un approccio intensivo alla chemioterapia ha portato a una sopravvivenza globale a cinque anni del 44,2% e una sopravvivenza libera da eventi a cinque anni del 32,9%. Questi dati, pubblicati sulla rivista Haematologica, suggeriscono che la terapia intensiva può migliorare significativamente la prognosi per gli anziani affetti da leucemia mieloide acuta. Nel dettaglio, l'analisi si è concentrata su un sottogruppo di LMA noto come "core binding factor-acute myeloid leukemia" (CBF-AML), che pur essendo più comune nei pazienti giovani, ha mostrato una risposta favorevole anche nei pazienti più anziani. Sebbene le leucemie mieloidi acute siano spesso più resistenti alla chemioterapia negli anziani, lo studio dimostra che, in specifici casi, il trattamento intensivo può avere esiti positivi.

Il dottor Gottardi, a capo della ricerca, ha sottolineato come, nonostante i pazienti anziani siano spesso considerati troppo fragili per affrontare chemioterapie intensive a causa dei rischi di tossicità e complicanze, i dati dimostrano che, per i pazienti con leucemia mieloide acuta CBF, i benefici superano i rischi. Gottardi ha spiegato: “I pazienti anziani sono più fragili e quindi spesso esclusi dalla chemioterapia intensiva per elevato rischio di tossicità/complicanze. E’ logico quindi che trattare questi pazienti diventa uno sforzo privo di senso nel rapporto rischio/beneficio. In altre parole, tanti rischi, anche severi, e poche possibilità di successo. Ma nel caso delle CBF-AML, rischiare con la chemioterapia vale la pena, perché i rischi sono controbilanciati da buone possibilità di successo.”

Lo studio, che si distingue per la sua dimensione e durata, ha raccolto dati da 37 centri internazionali, inclusi ospedali di eccellenza come la Mayo Clinic di Rochester, la Harvard Medical School di Boston e il MD Anderson Cancer Center di Houston. L'analisi ha fatto luce su un aspetto poco esplorato della LMA, dimostrando che la chemioterapia intensiva può portare a risultati positivi anche nei pazienti anziani, un aspetto che potrebbe rivoluzionare gli approcci terapeutici per questa popolazione in crescita. Il dottor Gottardi ha anche ringraziato i colleghi che hanno contribuito al progetto, tra cui il dottor Federico Mosna dell’Ematologia di Bolzano e la dottoressa Alessandra Sperotto dell'Oncoematologia di Castelfranco, per il loro impegno nel garantire la solidità dei dati.

Maria Giuseppina Bonavina, Direttore Generale dello IOV, ha commentato con soddisfazione i risultati dello studio: “E’ molto prestigioso che lo Iov di Castelfranco sia riuscito a coordinare questa ricerca che conta 37 centri da ogni continente. I risultati evidenziati possono portare realmente a un cambio dell'approccio terapeutico a queste malattie, particolarmente in popolazioni dove la percentuale di anziani è in forte aumento.” In conclusione, questo studio segna un passo avanti fondamentale nella lotta contro la leucemia mieloide acuta negli anziani, suggerendo che, con le giuste terapie, anche i pazienti più fragili possano beneficiare di trattamenti intensivi con buone possibilità di successo.

 

FOTO: la DG Maria Giuseppina Bonavina e il dr. Michele Gottardi 
 


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