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29 marzo 2024

La lenta morte degli oceani

Categoria: Animali -

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Felix Tabarly | commenti | (9)

Carissimi, sulla rivista britannica Economist di qualche settimana fa è apparso un articolo intitolato la tragedia degli oceani. L’articolo si ricollegava alla teoria di un biologo americano Garrett Hardin che, in un suo lavoro titolato “the tragedy of the commons” traducibile in la tragedia di ciò che è un bene per l’umanità ovvero le cose di tutti e che non appartengono a nessuno, indicava come gli esseri umani, se lasciati liberi di agire, non si curano degli interessi di lungo periodo, ma cercano di sfruttare in maniera estensiva il bene comune, senza preoccuparsi delle conseguenze. La distruzione delle risorse marine a cui stiamo assistendo oggi potrebbe essere proprio il risultato di questa visione di Hardin stilata nel 1968.
 

La distruzione delle risorse marine a cui stiamo assistendo oggi potrebbe essere proprio il risultato di questa visione di Hardin stilata nel 1968.


Con la convenzione di Montego Bay il mare davanti alle coste sino alla distanza di 200 miglia dalla costa è stato definito come zona economica esclusiva ed è a disposizione dello stato costiero. Tutto ciò che è al di fuori di questo, definito come alto mare, è bene comune o in lingua inglese commons.

La pesca in queste aree è aperta a tutti e i fondi marini sono definiti come patrimonio dell’umanità. In barba a tutto ciò, vi è un selvaggio attacco a queste risorse che sono di fondamentale importanza per tutti noi. Esse rappresentano la vita sul nostro pianeta in quanto la più grande risorsa di proteine, ma anche qualitativamente importanti contro malattie moderne come il cancro.

I due terzi di tutte le creature marine sono a rischio estinzione, anche nelle aree sotto controllo nazionale. Poche sono le aree marine protette, meno dello 0.5% del totale delle acque costiere, ma ancora più grave si è iniziato a distruggere a livello biologico le alghe che da sole producono metà dell’ossigeno necessario alla vita sulla terra.
 

Poche sono le aree marine protette, meno dello 0.5% del totale delle acque costiere, ma ancora più grave si è iniziato a distruggere a livello biologico le alghe che da sole producono metà dell’ossigeno necessario alla vita sulla terra.


Meno ossigeno significa più ossido di carbonio nell’aria e quindi danni climatici, oltreché impoverimento ambientale diffuso.

E’ necessario se non indispensabile che le istituzioni intervengano al fine di far comprendere agli individui che i loro interessi a breve termine possono essere in contrasto con quelli a lungo termine dell'umanità. Se a questo aggiungiamo l’inquinamento diffuso ovunque che contribuisce ad uccidere le specie animali, il panorama comincia a farsi drammatico.

Il mondo della pesca è nel contempo a rischio. Esso sopravvive solamente grazie a sussidi governativi, in quanto il pescato non riesce a coprire nemmeno le spese di gestione e di carburante. Nel contempo i danni fatti all’ambiente marino sono irreversibili. Un ulteriore problema risiede nella difficoltà di controllare le barche da pesca. Grandi pescherecci giapponesi e polacchi, e non solo loro, entrano nel Mediterraneo e nell’Adriatico senza alcuna possibilità di essere identificate e soprattutto effettuando pesche intensive e devastanti, proprio nelle nostre acque di casa. Questa non è più pesca, per il giornalista dell’economist è una nuova forma di pirateria.
 

Questa non è più pesca, per il giornalista dell’economist è una nuova forma di pirateria.


Già in precedenza si è citato la scarsità di aree protette dagli stati costieri. Sarebbe auspicabile che la percentuale di queste zone di ripopolamento aumentassero sino a valori pari al 10 % del totale delle acque costiere. Ciò significa che gli stati si dovrebbero organizzare per il controllo e la protezione di vaste aree di mare a similitudine di quanto avviene per parchi e aree protette sulla terraferma.

Le istituzioni dovrebbero poi intraprendere azioni condivise tra gli stati al fine di punire i colpevoli di azioni contro l’ambiente marino in quanto le normative esistono, ma non sempre sono applicate così come sarebbe necessario. Peraltro se da un lato la maggioranza degli stati ha ratificato la convenzione di Montego Bay, vi è da dire che gli Stati Uniti non lo hanno fatto e ciò non aiuta.
 

Peraltro se da un lato la maggioranza degli stati ha ratificato la convenzione di Montego Bay, vi è da dire che gli Stati Uniti non lo hanno fatto e ciò non aiuta.


In conclusione è indispensabile agire in fretta con lo sguardo teso al futuro dell’umanità e alla sua sopravvivenza. E’ necessario che le istituzioni controllino che l’eccessivo sfruttamento privato non metta a rischio un patrimonio che non si potrà più rigenerare, una volta distrutto. Il mare aperto è in sofferenza e poiché nessuno lo vede, nessuno si preoccupa, ma il suo ruolo è ogni giorno sempre più indispensabile per la sopravvivenza dell’uomo. Gli esseri umani vengono dal mare e probabilmente con la la morte degli oceani si aprirà una tragedia anche per l'uomo.

Alla prossima. Felix



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Caro Comandante,
mi ricordo che quando lessi per la prima volta dell'isola dei rifiuti nel Pacifico (ormai sono passati più di 15 anni) pensai di essere vittima di una bufala, anche se la fonte solitamente si dimostrava corretta.

Solo molti anni dopo, la cosa cominciò ad essere riportata nel mainstream.
Tutto ciò è terrificante, ma quando si fermerà questa gente?
Cordiali saluti,
Francesca

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Cara Sig.ra Francesca,
grazie per aver ricordato di quella terribile evidenza di cui pochi sono a conoscenza. Il gioco delle correnti nell'Oceano Pacifico ha fatto si che la plastica si raggruppasse creando una massa più o meno uniforme la cui superficie quadrata è superiore a quella della Francia. Milioni di uccelli, i cetacei e le altre forme di pesce che non sanno riconoscere plastica da comune cibo si nutrono dei pezzi frutto della triturazione dovuta alla corrente per poi morire per soffocamento. E' sconvolgente come di questo argomento non vi sia mai discussione alcuna, quando invece la gravità della situazione, per la sopravvivenza dell'eco sistema e di conseguenza anche dell'uomo, dovrebbe imporre azioni decise e immediate.
Io credo che proprio la lontananza del mare aperto renda i problemi evanescenti e soprattutto che le persone siano convinte che il nostro pianeta abbia una capacità intrinseca di superare qualsiasi difficoltà di tipo ambientale, ma ciò forse non corrisponde più alla realtà. La nostra cupidigia sta mettendo a rischio la vita degli esseri viventi sul nostro pianeta. Per fortuna qualcuno lo sa e si fa cassa di risonanza. Ma come vede un tale problema interessa meno della Crimea, che problema non è.
Suo Felix

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Eh già, caro comapagno Felix Anonimoskj , i tank del veterostalinista/neoimperialista Putinoskj invadono senza neanche bussare alla porta uno stato sovrano, ne bloccano i porti e sequestrano il naviglio, nazionalizzano (rubano) i beni altrui , promulgano un referendum illegittimo (perché non previsto in quei termini dalla Costituzione Ucraina) votato sotto la minaccia dei kalashnikov e... per lei NON è un problema.
Ma Complimentoni a chi le ha insegnato la democrazia e il diritto internazionale!

PS: circa la plastica...oltre a farsi "cassa di risonanza" e a continuare ad acquistare beni plastificati, lei e la Ineffabile Complottista ci dareste finalmente, IN CHIARO, le Vs. Illuminate Soluzioni al problema?

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Sarei felice della sua critica se Lei avesse parimenti criticato gli interventi in Serbia Libia, Siria, Iraq e Afghanistan, tutti stati sovrani, come l'Ucraina che hanno subito una presenza straniera, dopo bombardamenti, distruzioni e morti. Credo che una differenza esista che nei casi citati noi occidentali ci siamo ben guardati di ottemperare alle indicazioni del diritto internazionale che è stato messo da parte con l'uso di menzogne (le armi nucleari irachene, l'appoggi talebano ad Al Qaeda, la rivolta contro Assad in Siria, le morti di massa in Kosovo, ecc.) mentre da parte russa il tutto è stato spiegato a chiare lettere in anticipo e formalmente seguendo le regole del diritto. Se poi a Lei questo non va bene, perchè non si indigna per le ridicole sanzioni alla Russia da parte europea e americana? Putin è un soldato che cerca di preservare la sua patria dai molti briganti esterni e interni che ne vorrebbero le ricchezze immense. Il suo comportamento è corretto, non ha infatti dovuto bombardare nessuno e a differenza di noi occidentali è bene accetto alla maggioranza russa nella penisola di Crimea. Ma quale coraggio muove la sua penna nel sostenere tesi insostenibili e soprattutto prive di fondamento? Posso capire tutto, ma almeno abbia l'umiltà di leggere quello che scrivo e rispondere a tono. Ne guadagneremo tutti.
Suo Felix

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Quale coraggio muove la mia penna? ma mi faccia il piacere (direbbe Totò)...
SI FIRMI! Sig. coraggiosissimo Felix, lei che è l' unico blogger anonimo di OT , si tolga la mascherina e si assuma la responsabilità delle assurdità che scrive!

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Carissimo dottore,
fin da quando ero bambino sono stato abituato a prendermi carico delle responsabilità e in questo caso di ciò che scrivo e non è uno pseudonimo a cambiare la situazione. Poiché sin da quando ero bambino non digerisco coloro che si considerano tenutari del sapere, Le rinvio al mittente l'ennesimo inutile turpiloquio.
Le sue valutazioni denotano ancora una volta - come già avevo sottolineato in precedenza - una eccessiva stima di sé e una scarsa umiltà.
Se Lei è felice così, se si accontenta di dimostrare continuamente la sua limitatezza, se usa i blog, non per innescare una discussione fattiva, ma per offendere, denotando così la scarsa propensione all'ascolto e a una lettura serena e completa, non sta a me giudicarla, ma lascio il giudizio a chi legge questi dialoghi.
Io credo di essere a posto con la mia coscienza e ritengo inoltre di essere intellettualmente onesto.
Non desidero entrare nei suoi problemi, Le appartengono completamente.
Io ho solo risposto alle sue farneticanti affermazioni con dati di fatto, ai quali Lei come al solito non ha dato seguito sottraendosi ad un dibattito serio.
Questo Suo atteggiamento potrebbe dipendere dal fatto che non possiede gli strumenti per rispondere sia riguardo il diritto internazionale, sia sulla politica estera mentre la sua conoscenza storica rimane forse approssimativa.
A causa di queste lacune, che non desidera colmare, Lei è abituato a portare il dibattito al di fuori dei limiti comunemente accettabili, al solo scopo di creare un rumore di fondo che non porta nulla né a Lei, né a chi ci legge.
Tutto questo non ha niente a che vedere con me, ma se sapere chi sono la rende più serena, mi può invitare da Lei o da qualche altra parte, così da mostrarle la mia faccia. Fino ad allora impari a rispettare le persone e a discutere con la stessa onestà che cerco di mettere in questo blog.
Suo Felix

P.S.: il fatto che mi abbia chiamato compagno la dice lunga sui molti granchi che Lei sta prendendo ultimamente quando parla con me. Se non mi crede domandi in giro. Un caro saluto al difensore dell'occidente Dr. George Amstrong Custer Bastanzetti. Mi auguro Lei sappia chi è e che fine fece per la sua arroganza e ambizione.
Dimenticavo che tra le cose di cui mi occupo vi è anche la leadership o come la chiamiamo noi l'arte del comando.

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Non perda l'autocontrollo, Felix! un Ufficiale non deve mai perdere l'autocontrollo. Si firmi. Non per soddisfare una mia curiosità, ma per assunzione di responsabilità verso tutti i lettori.

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Caro dottore,
a Lei sarà sembrato, ma non è così. Ma davvero pensa che io possa perdere il controllo a causa delle sue farneticazioni. Ha proprio una bassa opinione di me. Mi sono impegnato a fondo per stimolare un suo ravvedimento, ma più passa il tempo e più mi rendo conto che il suo è un caso disperato ovvero senza speranza.
Suo Felix

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Il caso vuole che proprio oggi RAI 5 abbia presentato un documentario fantastico titolato Planet Ocean sui problemi vissuti dagli oceani.
Se le interessasse il trailer lo può guardare all'indirizzo: http://www.youtube.com/watch?v=7vYMUV2_das

Non è un film russo ma francese quindi dovrebbe piacerle.
Suo Felix

P.S.: Il solo problema risiede nel fatto che è in inglese, ma sono certo che questo per Lei non rappresenta una difficoltà insormontabile.

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Felix Tabarly

Ufficiale di Marina, esperto di storia navale, strategia, relazioni internazionali e comunicazione, materie che ha insegnato presso l'Istituto di studi militari marittimi. Scrive per riviste specializzate ed effettua conferenze a livello nazionale e internazionale su tematiche legate alla cultura marittima.

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