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05 ottobre 2024

Castelfranco

I leghisti del gruppo misto sfidati dal sindaco dimissionario Marcon

In un’intervista televisiva ha chiesto un confronto pubblico con i leghisti dissidenti

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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| Ingrid Feltrin Jefwa |

Stefano Marcon

CASTELFRANCO – Nuovi sviluppi nella “vicenda Marcon”. A qualche giorno dalla dimissioni da sindaco di Castelfranco, Stefano Marcon, lancia da una televisione locale una sorta di sfida ai consiglieri comunali Stefano Pasqualotto, Giovanni Cattapan e Viviana Gatto ad un confronto pubblico in televisione. In maniera tutt’altro che velata lascia intuire che sia loro la responsabilità del suo abbandono. Dal canto loro gli interessati rigettano le accuse e la questione sta assumendo contorni sconcertanti per un comune di oltre 30mila abitanti. Va detto che il sindaco dimissionario Marcon, non è stato messo in minoranza, come gli ha già ricordato anche il compagno di partito Luciano Dussin in diverse interviste pubbliche: quindi non sono ancora chiare le ragioni del dissidio con i tre, che pur se accusati in qualche modo di tenere sotto scacco l’amministrazione comunale di fatto hanno sempre sostenuto la maggioranza votando a favore dei provvedimenti proposti e solo in pochi casi limitandosi all’astensione.

Ma nella famosa lettera di abbandono della poltrona di sindaco, che comporterà anche la rinuncia alla carica di presidente della provincia, Marcon cita anche “assessori che lavorano un paio d’ore alla settimana, senza scrupolo rispetto all’indennità che prendono”: figure divisive sulle quali invece non è tornato. Ma a tal riguardo se la fiducia è venuta meno perché non limitarsi a un cambio della guardia, cambiando assessore? Non sarebbe la prima volta che un sindaco si regola così per mantenere la serenità in seno alla Giunta. Insomma, non sono ancora molto chiare le ragioni dell’abbandono di Marcon. Di sicuro c’è solo che Diego Giovine non è tra i dissidenti “problematici” visto che ha dichiarato di non fare più parte dal gruppo misto venutosi a formare nell’ottobre dello scorso anno. Così come è chiaro il sentimento di delusione nei confronti del suo partito per scelte politiche ed amministrative dei vertici del partito in cui non si riconosce. Forse, la commistione di tante o troppe frustrazioni è in realtà la ragione delle dimissioni: un clima pensante a più livelli potrebbero aver minato i capisaldi che animavano l’azione di governo di Marcon.


Tante le reazioni ad oggi sull’accaduto. Le opposizioni consiliari pure se stupite per la repentina decisione hanno confermato un clima poco sereno, percepito tra i banchi del centrodestra. Ma c’è anche chi come Sebastiano Sartoretto ha parlato di “Marconate” ricordando che il sindaco dimissionario aveva in passato escluso una sua ricandidature salvo poi contraddirsi nei fatti. A tal riguardo c’è chi pensa che proprio questo passaggio sia all’origine delle dimissioni: come se Marcon avesse accettato di ricandidarsi ma stabilendo con il partito un periodo limitato di governo, necessario a portare a compimento alcune opere promesse da tempo in città e che lui stesso ricorda nel suo post: “... E arrivano la palestra del Nightgale, il Maffioli all’ex ospedale, l’ampliamento del Liceo, rotatorie piste ciclabili e via via. Come Città arrivano altre positività: il restauro in corso delle Mura, sede del Conservatorio, Palazzo Soranzo Novello…”. Ma forse anche per tornare alla sua vita e al suo lavoro, è infatti di pochi giorni fa un post in cui vagheggi della passione per il suo lavoro: “... devo mettermi alla guida più spesso… altrimenti arrugginisco”.

 


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