Le mille idee di Alice dai campi di Vallà di Riese Pio X

L’agricoltura secondo i Fighera

| Sara Armellin |

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RIESE PIO X - Dalle avversità si può rinascere, eccome se si può rinascere. Del resto siamo a Vallà, nella campagna che si estende a nord di Castelfranco Veneto, nel territorio comunale di Riese Pio X, proprio nel cuore di quella zona che nel 2009 fu devastata dalla violenta tromba d’aria che si accanì su campi, capannoni e coltivazioni mandando all’aria il lavoro di molte, moltissime aziende. Ma qui non ci si perde d’animo e la famiglia Fighera, come la maggior parte degli abitanti della zona, ha saputo rimboccarsi le maniche e vedere nella ricostruzione un’opportunità per migliorare.

Iniziamo dalle presentazioni. Adelino, classe 1937, è il fondatore dell’azienda agricola: partito come mezzadro, insieme alla moglie Antonietta ha lentamente riscatto, ettaro dopo ettaro, la terra faticosamente lavorata, dedicandosi quindi come imprenditore agricolo all’allevamento di bovini e, novità per la zona, alla coltivazione delle pesche. Fu uno dei primi agricoltori a scommettere su questo tipo di coltura, aprendosi così le porte a diversi mercati, compreso l’ingrosso all’ortofrutticolo di Treviso.

Con 5 figli, tanta voglia di lavorare e terra buona, negli anni settanta iniziò anche la vendita diretta in azienda agricola, aumentando l’offerta con le classiche orticole di stagione - radicchio, crucifere, asparagi, insalate, pomodori – e sempre più frutta – nettarine, kiwi, pere, mele, ciliegie e l’immancabile uva da vino. Antonietta nel negozio a bordo campo, Adelino nei mercati, i figli a dare un aiuto sui campi: in particolare Rita e Paolo negli anni decidono di dedicarsi totalmente all’azienda agricola di famiglia.

Arriviamo così al 2009, anno della tremenda tromba d’aria: con la quasi totalità degli alberi da frutta e le serre distrutte, i Fighera non si perdono d’animo. Reimpiantano in tempo da record il frutteto, sostituendo le piante più malandate con nuove, Rita frequenta il corso Piccola Produzione Locale e, con l’aiuto della giovanissima figlia Alice, terza generazione dei Fighera, crea il marchio Aurelia 29 per produrre confetture e conserve con la frutta e la verdura coltivata in azienda.

Oggi il punto vendita, da poco rinnovato secondo il gusto di Alice, classe 1990, che prima di dedicarsi totalmente all’azienda di famiglia lavorava in uno showroom di moda, brilla di un’atmosfera decisamente particolare: oltre alla frutta e alla verdura di stagione, ordinatamente disposta in ceste e cassette secondo la disponibilità del raccolto di giornata, in un mobile elegante sono ben esposte le confetture e le conserve della linea Aurelia 29, che spaziano dalle classiche composte di frutta alle verdure sott’olio e in agrodolce.

Mamma Rita, da sempre appassionata di cucina, si diletta a creare anche sfiziosi abbinamenti insoliti, come la confettura mela, cachi e arance o pesche e mirtilli: ingrediente non troppo segreto è la frutta freschissima coltivata in azienda, che viene colta al massimo grado di maturazione, quando è più ricca di fruttosio e quindi perfetta per creare composte genuine senza l’aggiunta di troppo zucchero. Alice si diletta poi a confezionare deliziose scatole regalo e bomboniere, richiestissime sotto le feste e per le cerimonie più diverse, dai matrimoni alle cresime.

Ma non finisce qui: per diversificare l’offerta in negozio e la presenza di insetti nei campi nel nome della biodiversità, Alice sta seminando proprio in questi giorni 7000 mq di campo a dalie e fiori selvatici. L’idea è quella di aprire poi l’azienda all’auto raccolta dei fiori, creando anche eventi ad hoc, e di proporli in mazzi in negozio. Su tutto vigila nonno Adelino, che continua a lavorare sui campi e ad accogliere i clienti con “una ciacola”, quando lo si incrocia sul piazzale dell’azienda.

Tenerlo sulla sedia vicino alla cucina economica in casa è praticamente impossibile: la sua presenza, oltre a regalare un inevitabile sorriso, è la testimonianza vivente di una terra genuina e fertile, che sa dare i suoi frutti a chi impara come ascoltarla, rispettala e coltivarla nel delicato equilibrio dello scambio generazionale.

 



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