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25 aprile 2024

Treviso

Le architette trevigiane Marta Baretti e Sara Carbonera alla Biennale di Venezia

Con il loro Arbau Studio sono state selezionate per il progetto “Disintossicare l’architettura dalle ineguaglianze: un atto plurale” al Padiglione Italia

| Isabella Loschi |

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| Isabella Loschi |

Marta Baretti e Sara Carbonera

Marta Baretti e Sara Carbonera di Arbau Studio

TREVISO - Le architette Marta Baretti e Sara Carbonera del trevigiano Arbau Studio sono fra le protagoniste della Biennale di Architettura di Venezia con i progetto “Detoxing Architecture from Inequalities: a Plural Act – Disintossicare l’architettura dalle ineguaglianze: un atto plurale”, realizzato dall’associazione RebelArchitette per il Padiglione Italia “Comunità resilienti”.

Marta Baretti e Sara Carbonera sono state selezionate da RebelArchitette, collettivo creativo a sostegno della professione femminile, che si batte contro le distinzioni di genere, fra le 137 architette italiane protagoniste di una installazione digitale on line sul sito www.rebelarchitette.it.

La piattaforma raccoglie l'eccellenza delle architette italiane, fra cui il trevigiano Arbau Studio, che ha recentemente vinto la prima edizione del Premio Anna Taddei ideato e promosso dall’Ordine degli Architetti della provincia di Modena e dalla Fondazione degli Architetti di Modena e rivolto alle donne che operano nel mondo dell'architettura. Su 42 candidature al vaglio della giuria è stato scelto il lavoro quello del duo trevigiano per il progetto di recupero e la rifunzionalizzazione di depositi ex militari nell’area monumentale di Forte Rossarol a Tessera, a servizio della cooperativa sociale Coges, una struttura socio-sanitaria di eccellenza nella cura delle dipendenze.

“In Italia - affermano Baretti e Carbonera - la questione di genere è ancora un problema in tanti ambiti professionali. Nella nostra professione le donne sono oltre il 40%, ma si vedono ancora molto poco. Le donne non sono protagoniste alla pari in termini di opportunità, incarichi, retribuzione, ma anche di visibilità e rappresentatività.

Il lavoro svolto dal collettivo RebelArchitette è proprio rivolto a mettere in luce i tanti profili d'eccellenza femminile e a fornire modelli alle giovani generazioni”.
“Le donne troppo spesso lavorano in maniera invisibile negli studi di architettura i cui titolari sono quasi sempre uomini, in parte perché la nostra professione richiede una dedizione tale purtroppo difficile da conciliare con una famiglia. Ma anche perché si riscontra ancora una diffidenza culturale, anche inconscia, ma forte e penalizzante, a dare fiducia a team femminili da parte della committenza”, sottolineano le due architette.

 



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Isabella Loschi

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