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28 marzo 2024

Vittorio Veneto

Il lavoro nobilita l’uomo? Non sempre: qualche volta lo uccide o lo rende invalido a vita!

L’amaro sfogo dei parenti dell’uomo che ieri ha perso una mano, per un infortunio sul lavoro a Vittorio Veneto

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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| Ingrid Feltrin Jefwa |

Ambulanza

EDITORIALE – Viene attribuita allo scienziato Charles Darwin la frase “Il lavoro nobilita l’uomo”. Un adagio noto ai più che però non rappresenta sempre una verità. Basti pensare ai tanti casi di sfruttamento, al lavoro nero, al mobbing, agli infortuni sul lavoro o a chi lavorando perde la vita.

La recente crisi energetica, le difficoltà economiche delle azienda date dalla pandemia, troppo spesso sono causa di un deterioramento della sicurezza sui posti di lavoro: bisogna produrre tanto, velocemente e a qualsiasi costo. Ma non è accettabile che il costo lo paghi il lavoratore! È un dato di fatto che negli ultimi anni ci sia stato un incremento degli infortuni sul lavoro, non solo tra chi produce ma anche tra i giovani che studiano ed ai quali vieni imposto lo stage nelle aziende.

Vicende, anche recenti, laceranti per le famiglie e le comunità che vedono andarsene dei ragazzi, in un modo assurdo e inaccettabile. Allo stesso modo lo strazio dei parenti di chi ha perso la vita o di chi è rimasto invalido sul posto di lavoro è indicibile perché a lavoro ci si va per poter vivere decorosamente, per sostentare la propria famiglia e non certo per rischiare di morire o di finire inabile per il resto della propria esistenza.

Ieri a Vittorio Veneto si è verificato un infortunio sul lavoro. Va detto che non conosciamo le circostanze dell’accaduto e che a tal riguardo vi sono autorità preposte a far luce sui fatti. Fortunatamente l’operaio non ha perso la vita ma oggi i parenti ci hanno comunicato che gli è stata amputata una mano.

Una vicenda triste e dolorosa sulla quale è giusto affidarsi a chi di dovere per le valutazioni del caso. Ma è anche giusto dare voce agli affetti di questa persona che resterà invalida per sempre. “Non sappiamo perché e come sia successo ma di certo sappiamo che anche se l’incidente si è verificato a Vittorio Veneto si è dovuto attendere un’ambulanza da Conegliano”.

Spiegano i parenti dell’operaio infortunato: “Ora, immaginate di avere una mano maciullata da un macchinario e di dover aspettare 30 interminabili minuti per l’arrivo dei soccorsi (prima dell’ambulanza è arrivata un’auto medica da Vittorio che però non poteva portarlo in ospedale). Una volta all’spedale di Conegliano sono trascorse ore prima di decidere per il trasferimento a Padova che non è avvenuto con un elisoccorso ma in ambulanza: ore che non finivano più e che sono culminate con l’amputazione della mano”.

Lo sfogo prosegue: “Non abbiamo le competenze per dire che quest’attesa di ore, lunga e drammatica, se evitata avrebbe potuto salvargli la mano. Ma certo fa riflettere che per una persona in quello stato si sia disposto il trasferimento in ambulanza da Conegliano a Padova, quando viceversa per gli escursionisti soccorsi in montagna si attivi l’elisoccorso anche solo per una caviglia rotta”.

Considerazioni amare, certo dettate dal dolore per la sofferenza del proprio caro e dalle preoccupazioni per le difficoltà che lo aspettano a fronte di una tale menomazione ma ne emergono dubbi e perplessità umanamente comprensibili. Quindi concludono: “Lui resterà invalido a vita e per sempre ci rimarrà il dubbio che si poteva fare di più o che almeno gli si poteva evitare un simile calvario, oltre alla sensazione di contare davvero poco per le istituzioni”.
 

FOTO: immagine di repertorio

 

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