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19 marzo 2024

Agenda

Lab27 rinnova l'attenzione per etica e ambiente con due nuove mostre.

Il cambiamento climatico: un viaggio attraverso la rappresentazione della più diffusa urgenza sociale nel nuovo Millennio.

Mostre

quando 04/12/2021
orario Dalle 19:00 alle 21:30
dove Treviso
Lab27, Strada Scudetto 27 - Treviso
prezzo Ingresso gratuito con prenotazione
info lab27.it@gmail.com
organizzazione Lab27

Che impatto ha sulla società e sugli individui il cambiamento ambientale? In questo preciso momento della storia la consapevolezza sulla capacità dell’azione umana di incidere il pianeta su scala globale/locale è ai massimi livelli nella comunità scientifica e dilagante nell’opinione pubblica. Il termine Antropocene, introdotto dal chimico e Premio Nobel Paul Crutzen per definire l’epoca geologica attuale, si è fatto largo nel dizionario comune. Eppure le sfide da risolvere sono prepotentemente urgenti. Cresce un divario conflittuale con le nuove generazioni che osservano una classe “adulta” incapace di prendere sul serio la questione. Le conseguenze di questa “empasse condivisa” sono evidenti e manifestano tutta la loro intensità nei frequenti eventi calamitosi diffusi nei media (incendi, alluvioni, tempeste, e via dicendo), nello stato di inquinamento perenne delle città e delle campagne urbanizzate, nella scomparsa di biodiversità anche culturale, nelle pressioni migratorie, nella fragilità in generale della specie umana sempre più allergica al suo intorno.

Per avvicinare questo tema l’esposizione ‘Ambientale’ in collaborazione con Urbanautica – piattaforma di studio su antropologia visuale e paesaggi culturali – propone una selezione di opere che invitano ad affrontare la complessità della posta in gioco, a intravvedere possibili prospettive, ad isolare delle tematiche di approfondimento e a favorire per quanto ci è possibile un dialogo e un dibattito. Il titolo fa leva dunque sull’aggettivo “ambientale” per decontestualizzare il significato comune, e provare a vederci dentro. I lavori in mostra sono altrettante finestre sul mondo che rallentano lo sguardo, producono un disincanto, creano spazio altro per pensare. A partire dalla video installazione di Tolga Akbaş che scrittura la incessante trasformazione del suolo come vista da una astronave. O le macro scansioni del paesaggio depauperato dalla civiltà del consumo ad opera di Simon Carruthers. Spazi che diventano alienanti, playground dimenticati, geografie in bilico tra nostalgia e rassegnazione come nel sogno americano frantumato di Noah Addis. Conflitti ma anche contraddizioni. Mia Carolina Rogersdotter con la sua pubblicazione che ripercorre 450 km lungo il fiume Lule, in Svezia, mostrando una natura incanalata e indispensabile alla produzione di energia “verde” idroelettrica. Quale è o spessore del compromesso? Una volontà di potenza quella espressa dalla specie umana che diventa impedimento, vincolo, barriera, ambiente ostile anche per le persone. Come le strutture discriminatorie ritratte da Julius C. Schreiner. E ancora la finzione, il camouflage, il simulacro, un bisogno di ecosistema che scorre sul filo dell’illusione, un confortante e riappacificante green washing che filtra dagli scorci vernacolari di Miguel Novais Rodrigues. Ma il sedativo non basta. L’ospite inquietante è una presenza difficile da aggirare. Anche tra i boschi e le montagne, e laddove spesso ci si rifugia in cerca di una guarigione, di una medicina alternativa. E allora che le fotografie di Diego Brambilla appaiono rivolte più alla restituzione di uno spazio interiore. Quasi a compensare un vuoto. Di desideri, di sentimenti. E Silvia Mangosio ce li indica a partire dal corpo, talvolta raffigurato in autoritratti, o plasmato nelle forme sculture che ci svelano inequivocabili cose concave e svuotate. Occorre riempirla altrimenti la terra, di semi e volontà. Di fatica e condivisione. Di rispetto e umili gesta. Così pare concludere il racconto per immagini che ci arriva da Giuseppe De Santis e Giuseppe Dipace.

Insieme alla collettiva Lab27 ospita la mostra personale ‘The Flood’ del fotografo Francesco Merlini. Alle soglie della realtà e del simbolismo, ‘The Flood’ di Francesco Merlini racconta la reminiscenza del disastro che colpì Tbilisi nel 2015. Morirono persone, molte famiglie rimasero senzatetto, uno zoo distrutto e una città sotto choc. La capitale della Georgia divenne un deserto pieno di bestie pericolose. Lo zoo ha perso più di 300 animali. Un influente capo della Chiesa ortodossa georgiana ha attribuito le inondazioni al “peccato” dell’ex regime comunista che costruì lo zoo usando i soldi raccolti dalla distruzione delle chiese e dalla fusione delle loro campane. Una sorta di punizione divina. La realtà è meno grottesca, e gli alluvioni sfondano le difese erette dagli uomini in ogni parte del mondo. La natura avanza oltre le illusioni di poterla contenere. Le fotografie di Merlini si muovono su questa soglia di incertezza, su un equilibrio precario, in cui il clamore della debacle sembra offuscato da una grigia patina di oblio.

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