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28 marzo 2024

Mogliano

L’Osteria al Turbine di Mogliano entra nella guida del Gambero Rosso

In occasione di questo prestigioso riconoscimento abbiamo intervistato il cuoco titolare dell’Osteria, Andrea Lombardini. “Dedico questo riconoscimento ai miei genitori che mi hanno insegnato tutto ciò che so”

| Manuel Trevisan |

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| Manuel Trevisan |

L'Osteria al Turbine di Mogliano Veneto entra nella guida del Gambero Rosso

MOGLIANO – Tra le tante eccellenze del nostro territorio ce n’è una nel settore eno-gastronomico che di recente è entrata nella guida del Gambero Rosso: si tratta dell’Osteria al Turbine di Mogliano Veneto.

La storica Osteria col passare del tempo è diventata un punto di riferimento nel moglianese. Nata nel 1902 vicino al mulino Turbine – di qui il nome – nel corso degli anni ha cambiato gestione più volte, non perdendo però in tradizione e qualità.

Nel 2011 è subentrato Andrea Lombardini, figlio d’arte, che con la sua idea di cucina, in cui unisce la tradizione del territorio con un tocco di modernità, ha portato l’Osteria al Turbine non solo nella guida Osterie d’Italia da quattro anni a questa parte, ma anche in quella prestigiosa del Gambero Rosso recentemente. Con lui abbiamo parlato di questo riconoscimento.

Che cosa rappresenta questo riconoscimento per voi?

«A dire il vero non abbiamo iniziato questo progetto per entrare a far parte di qualche guida, ma è il risultato di un buon lavoro che ha dato i suoi frutti. Essere riconosciuti da un critico che ha selezionato il nostro locale tra i tanti che ha visto fa sicuramente molto piacere, ma dico sempre che il vero critico è il cliente».

Come si riesce a entrare in una guida così importante?

«Ci vuole un importante gioco di squadra e un clima di rispetto che porti tutti a lavorare nella stessa direzione. In cucina abbiamo una sinergia che ci permette di lavorare all’unisono. Mia moglie, poi, ha un ruolo fondamentale: è un punto di riferimento per tutti perché sa trasmettere serenità ai clienti, che si sentono a proprio agio come se entrassero a casa loro, e a tutti noi. Sulla volontà di creare un clima professionale e di qualità abbiamo investito molto anche con corsi di formazione sia per il personale di cucina, che ha potuto studiare con cuochi di fama internazionale, che per il personale di sala».

Una squadra giovane la vostra, sarà orgoglioso della buona riuscita di questo investimento...

«Sì, molto. Anna, ad esempio, ora è caposala, ma è arrivata tre anni fa dopo essere appena uscita da scuola. Ho capito che fosse una ragazza volenterosa quando, ancora in prova, ha portato, in modo autonomo e celere, una posata pulita a un cliente che aveva fatto cadere la sua. Quella sera ho deciso che l’avrei assunta perché questa è l’attenzione che serve per raggiungere la qualità alla quale ambiamo».

Com’è stata la reazione dei moglianesi?

«Sui social c’è stato veramente molto affetto. Il Sindaco è passato di qui in rappresentanza di tutta la Città per congratularsi. Molte persone mi fermano per strada per farmi i complimenti. Insomma ci sono state molte manifestazioni di stima da parte di tutti. Sono contento di questo riconoscimento anche per i miei concittadini perché questo territorio ha molto da offrire dal punto di vista turistico e merita che sia conosciuto».

Premio a parte, quali difficoltà state vivendo in un momento così complicato per il mondo della ristorazione?

«Rispetto alla prima ondata, questa seconda ha portato maggior incertezza per via dell’apri-chiudi al quale noi ristoratori abbiamo dovuto adattarci. Ma il pensiero e la preoccupazione più grande sono di tutelare il mio personale per fornirgli il sostentamento necessario per vivere. Ognuno ha la propria vita e senza lavoro si fa fatica».

Come vi siete reinventati per far fronte a queste difficoltà?

«Abbiamo iniziato a fare qualcosa che prima non proponevamo: l’asporto. Per farlo abbiamo voluto investire per garantire la qualità del prodotto anche con questa soluzione: abbiamo noleggiato un furgone refrigerato, investito in imballaggi e sottovuoti. Durante le feste lavoreremo così».

 


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Manuel Trevisan

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