Kiwi, vigneti e aromatiche a Pieve di Soligo

Agricoltura biodinamica, nel nome della tradizione di famiglia

| Sara Armellin |

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PIEVE DI SOLIGO - Che i kiwi fossero tra la frutta esotica più coltivata in Italia si sapeva, ma che una delle prime colture in Veneto fu addirittura quella di nonno Alfonso a Pieve di Soligo, è una delle tante cose che abbiamo imparato chiacchierando con Silvia Fiorin, l’energica imprenditrice agricola che sta portando avanti la storia agricola della sua famiglia.

Siamo in zona Saccon, dove anche Zanzotto veniva a passeggiare per godersi il panorama dei campi che si stagliano verso le Prealpi. E’qui che nonno Alfonso negli anni 50 ebbe l’intuizione di impiantare le prime piante di kiwi, delle cutlivar così antiche e resistenti che tuttora sono ancora vive. Il maschio è un esemplare possente: da 60 anni feconda stagione dopo stagione per quasi 700 piante di kiwi che il padre di Silvia, Francesco, ha piantato nel corso degli anni, accanto ai 5 ettari di vigneti.

Del resto le lavorazioni per le due coltivazioni sono simili: potatura, legatura e raccolta sono eseguite rigorosamente a mano. Differenza sostanziale è il bisogno di acqua per i kiwi che, specialmente nei mesi primaverili e estivi, possono contare su una quotidiana irrigazione a goccia pescata direttamente dal canale Soligo, le cui limpidissime acque scorrono all’interno dei campi dei Fiorin. Acque che vengono anche utilizzate per salvare i kiwi dal gelo, che purtroppo talvolta, da queste parti, arriva spietato: come la scorsa primavera, quando il freddo di aprile 2021 ha compromesso il 70% del raccolto.

Ma Silvia è una donna tenace: con l’aiuto del marito Nicola e con infinito entusiasmo si prende sura anche delle 4 manze che danno letame di primissima qualità per campi e orto. La produzione di orticole è variopinta e rigorosamente di stagione: le verdure vengono vendute ai clienti che vengono da tutta la provincia ad acquistare anche il vino e, da novembre a gennaio, i buonissimi kiwi, dal sapore genuino e intenso della frutta che non è costretta a trascorrere mesi nelle celle frigo. Ma non finisce qui. Silvia coltiva anche una passione segreta: le erbe aromatiche ed edibili.

Nella sua piccola e affollatissima serra si prende cura di oltre 200 piante che arrivano da tutto il mondo, Le preziose foglie di acetosa, erba ghiaccio, coclearia, nepeta, stevia, erba olivia ed erba fungo sono richieste dagli chef di tutta Italia: un ottimo modo per integrare il reddito di famiglia, specialmente nelle annate funeste, come quella appena trascorsa. Nicola, oltre ai lavori sui campi, si dedica anche alla cura delle 300 piante di olive e alla vinificazione di un genuino vino frizzante rifermentato in bottiglia: il tutto nel garage di casa, dove scintillano le piccole botti in acciaio.

Ultima novità in azienda: una tartufaia, impiantata da 4 anni sotto la siepe di querce e carpini e che, secondo le previsioni, potrebbe dare frutto, anzi, funghi quest’autunno. Un’azienda frizzante ma rispettosa dei ritmi della natura, che sa coniugare la tradizione con le curiosità e gli stimoli che il mondo moderno offre.

 



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Sara Armellin

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