Kim Kardashian in tribunale: "Quella notte ho pregato di non morire"
L'influencer americana ricostruisce la rapina del 2016. In aula anche il pentimento di uno degli imputati
| Redazione OT |

PARIGI - Kim Kardashian, 44 anni, è tornata a Parigi per testimoniare nel processo contro i dieci imputati accusati della rapina a mano armata subita nel 2016. La celebrità americana, vestita di nero e con occhiali scuri, ha preso la parola davanti alla Corte d'Assise della capitale francese.
La notte del 3 ottobre 2016, un commando di uomini armati fece irruzione nella sua camera d’albergo durante la Settimana della Moda, la immobilizzò e si impossessò di gioielli per 10 milioni di dollari. Tra questi, l’anello di fidanzamento da 4 milioni, regalo dell’ex marito Kanye West.
Kardashian ha raccontato di aver pensato che i rapinatori fossero poliziotti, per poi capire che stavano cercando i suoi gioielli. Minacciata con una pistola, è stata legata mentre gli aggressori rovistavano nella stanza. "Quella notte ho pregato di non morire" ha spiegato.
La testimonianza è stata seguita da quasi 500 giornalisti e decine di curiosi all’esterno del tribunale dell’Ile de la Cité.
Degli imputati, due hanno confessato: Aomar Ait Khedache, 68 anni, conosciuto come “Vecchio Omar”, e Yunice Abbas, 71 anni, che ha persino pubblicato un libro sulla rapina. Gli altri otto negano ogni responsabilità.
Durante l’udienza, è stata letta una lettera di pentimento di Ait Khedache indirizzata a Kardashian. L’uomo ha espresso rimorso per il trauma causato. La star, visibilmente commossa, ha affermato di perdonarlo, pur ricordando che la sua vita è cambiata per sempre dopo quella notte.
Negli Stati Uniti, Kardashian ha intrapreso un percorso nel sistema giudiziario con l’obiettivo di diventare avvocata e promuovere la riabilitazione dei detenuti.
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