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28 marzo 2024

Treviso

E' invasione di cinghiali nella Marca: un disastro per le attività agricole

Confagricoltura lancia l’allarme: “Bisogna intervenire con misure di contenimento”

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E' invasione di cinghiali nella Marca: un disastro per le attività agricole

TREVISO - Troppi cinghiali nella Marca. La popolazione di cinghiali nella Marca continua ad aumentare a dismisura, arrivando a contare migliaia di esemplari che stanno creando danni notevoli all’ambiente e alle attività agricole trevigiane. Secondo uno studio del gruppo Enetwild Consortium, che gestisce per conto di Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, un progetto a livello europeo che mira ad analizzare il rischio di trasmissione di malattie dalla fauna selvatica al bestiame e agli esseri umani, ei prossimi anni il numero di cinghiali in Italia e in Europa è destinato a crescere in maniera esponenziale.

Secondo lo studio è prevedibile che, se non saranno prese in considerazione serie misure di riduzione della popolazione di cinghiali, il numero di esemplari di questa specie cresca, aumentando i danni e i rischi per la sicurezza alimentare e dell’incolumità delle persone.

“Nell’intera Pedemontana trevigiana la popolazione dei cinghiali continua ad aumentare a dismisura, arrivando a contare migliaia di esemplari che stanno creando danni notevoli all’ambiente e alle attività agricole, oltre che un pericolo per le persone - dice Fabio Curto, vicepresidente di Confagricoltura Treviso e presidente degli allevatori di Confagricoltura Veneto -. Il documento prende in esame i risultati scaturiti da quattro modelli di rilevazione dei dati utilizzati da alcuni Stati membri, che hanno predetto correttamente gli scenari di diffusione della popolazione dei suini bradi. Sono scenari realistici, che riscontriamo anche nel nostro territorio dove è sempre più preoccupante l’invasione di specie animali, che minaccia la tradizionale e secolare attività dell’alpeggio”.

“Da anni segnaliamo il problema - continua Curto - ma le iniziative messe in campo sono state blande e poco efficaci. Auspichiamo che si definisca un piano serrato e stringente per il contenimento della fauna selvatica, con catture e abbattimenti mirati, per cercare di riportare la popolazione di ungulati entro livelli compatibili con la normale conduzione dell’attività agricola e forestale”.

Secondo quanto riporta l’Osservatorio Asaps, l’Associazione degli amici della Polizia stradale, nel 2017 si sono registrati 155 incidenti significativi con il coinvolgimento di animali, nei quali 14 persone sono morte e 205 sono rimaste seriamente ferite. In 138 casi l’incidente è avvenuto con un animale selvatico. L’Italia si sta muovendo in ordine sparso e senza una puntuale politica di prevenzione, come avviene negli altri Paesi dell’Ue. La Francia ha istituito zone di depopolamento di ben 140 chilometri quadrati. Una misura presa per arginare i recenti casi di peste suina in Belgio, ma che fanno parte di un piano generale di prevenzione che andrebbe approvato urgentemente anche in Italia.

 


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