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24 aprile 2024

Treviso

Imprese trevigiane bloccate dalla carenza di materiale: "Mesi per ricevere componenti elettronici. Un disastro"

L'allarme della Ana: "Aziende sane costrette a a rischio cassa integrazione per la carenza cronica della componentistica base"

| Isabella Loschi |

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| Isabella Loschi |

Imprese trevigiane bloccate dalla carenza di materiale:

TREVISO – Il caro bollette e materie prime e ora anche la mancanza di materiali e componenti di base per la realizzazioni dei prodotti coingole tutti i settori, dall’automazione industriale alla moda, dalla plastica alla meccanica. Le aziende trevigiane a fronte di ordini in abbondanza e commesse acquisiste rischiano di dover lasciare a casa i propri dipendenti per mancanza di lavoro. Un paradosso. Eppure gli uffici paghe della Cna stanno ricevendo le prime richieste di cassa integrazione da parte di aziende sanissime proprio per la carenza di materiali.

“Sto ricevendo in questi giorni componenti ordinati a settembre, che una volta impiegavano 1-2-3 settimane al massimo per arrivare e oggi non si sa quando arrivino perché la data di consegna non viene comunicata”, racconta l’imprenditore Denis Maggiotto, titolare di Eta System, azienda castellana con una trentina di collaboratori specializzata in automazione industriale. “C’è una carenza ormai cronica di componenti elettroniche che sono il cuore e la mente delle nostre macchine. Mi riferisco a plc, cpu, processori, schede ingresso e uscita, insomma tutta quella parte hardware che poi viene da noi programmata per creare automazioni per l’industria. Si ha la netta impressione che il 50% della produzione mondiale di componenti si sia volatilizzata”.

E così le aziende non riescono a programmare. “Viviamo giorno per giorno, senza riuscire a programmare - spiega Maggiotto - riusciamo a fare i lavori quando ci arriva il materiale che arriva appunto con il contagocce. L’unica cosa che posso fare in questo momento è girare la forza lavorativa su settori dove è possibile far entrare liquidità immediata. La richiesta di cassa integrazione sarà l’estrema ratio, ma ci stiamo comunque preparando al peggio”.  

Nel frattempo, però, la cassa integrazione Covid è finita e le varie casse integrazioni ordinarie nei diversi settori non risultano funzionali a rispondere in modo adeguato e giusto agli attuali problemi delle imprese, non dovuti a crisi interne ma causati dagli effetti prima del Covid e ora della guerra in Ucraina.

Per questo la Cna chiede che una misura di sostegno ad hoc. “Serve subito una nuova cig emergenziale come quella per il Covid – spiega Mattia Panazzolo, direttore di Cna territoriale di Treviso -. Con le cig ordinarie si compromette la possibilità di utilizzare di nuovo l’ammortizzatore in futuro per la stessa azienda. Inoltre le imprese sono costrette a far smaltire le ferie ai dipendenti prima di ottenere il beneficio e non è giusto perché le loro difficoltà sono dovute a cause esterne. Come per la pandemia, anche la nuova crisi che si sta delineando non è legata a mala gestione delle aziende: stiamo parlando di aziende sanissime, ben gestite, con portafoglio ordini ampio e un mercato consolidato. Serve pertanto una nuova cig con procedure semplificate e legata allo specifico problema dell’approvigionamento della componentistica. Serve inoltre, e subito, un tetto pubblico ai prezzi di energia e carburanti perché il mercato non aspetta i tempi della politica e cerca soluzioni altrove”. 

 


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