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28 marzo 2024

Treviso

Imprese artigiane trevigiane, nel 2020 crollo dei contratti a termine

Si è passati da 21.880 del 2019 a 17.980 nel 2020. Sartor: "Necessario aumentare le semplificazioni e rendere meno costoso il lavoro"

| Isabella Loschi |

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imprese artiigane

TREVISO - Nel 2020 i contratti a termine nei settori in cui operano le imprese artigiane sono diminuiti considerevolmente: nella Marca si è passati da 21.880 del 2019 a quota 17.980, con un calo del 17.8%. In Veneto il calo è stato ancora più significativo attestandosi a -21%, da 152.585 a 120.680. Secondo Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, il contratto a tempo determinato è la formula prevalente (70%) di accesso al mercato del lavoro e per rilanciare l’economia trevigiana servono “meno vincoli e meno costi sui contratti di lavoro flessibili, in particolare quelli a termine".

“Sui contratti a termine -, rilancia il presidente Vendemiano Sartor, -chiediamo di abolire l’obbligo di indicare la causale che genera vertenze e il contributo addizionale previsto per ciascun rinnovo, pari all’1,40% della RAL individuata. Auspichiamo che la volontà del Ministero del Lavoro di modificare i contratti a termine, si traduca in scelte normative concrete”. “Prima della pandemia, all’uscita del Decreto Dignità nell’agosto 2018”, fa notare Sartor, “si è notato un aumento dei contratti a tempo indeterminato e un calo delle assunzioni con contratto a tempo determinato. Segno che le rigidità introdotte dal Decreto Dignità hanno portato difficoltà e diffidenza nell’utilizzo del contratto a termine”.

Secondo i dati riportati da Confartigianato, le assunzioni ormai avvengono solo in piccola parte con il contratto a tempo indeterminato, in maniera abbastanza significativa con il contratto a tempo determinato ma soprattutto, sono aumentati i contratti di somministrazione, un rapporto di lavoro che poco risponde alle specifiche della piccola e media impresa, che preferisce avere la gestione diretta/familiare dei propri collaboratori. “Ecco perché - sottolinea Sartor - è giusto che in un momento come questo il Governo intervenga sui contratti a termine, soprattutto nell’eliminazione dell’obbligo delle causali che sono sempre state la criticità dello strumento e fonte di contenzioso, fatta salva la sostituzione per malattia o per gravidanza che nelle piccole imprese, sotto i 20 addetti, è anche sgravata”.

La strategia proposta dall’associazione per far crescere l’occupazione stabile punta su un apprezzabile, durevole e davvero accessibile riduzione dei costi del tempo indeterminato piuttosto che penalizzare quelli a termine. “Continuiamo ad assistere a riduzioni temporanee del costo del lavoro sotto forma di incentivi o bonus”, sottolinea il presidente Sartor, “ci auguriamo che il Governo cambi rotta e liberi gli incentivi appena introdotti ripensandoli anche in un’ottica di riqualificazione e riconversione professionale. Serve accompagnare gli interventi sul costo del lavoro a un potenziamento delle politiche attive per i disoccupati”.

 



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Isabella Loschi

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