Gli storici italiani al Parlamento: cambiate data alla “Giornata della memoria degli Alpini”
Gli accademici esprimono la loro contrarietà alla scelta di celebrare un Corpo tanto amato dall’Italia nell’anniversario della battaglia di Nikolajewka del 1943.
ITALIA - Gli storici italiani uniti nel contestare la data scelta per la "Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli Alpini". Dal 2023 in Italia si celebrerà infatti una giornata dedicata all’iconico corpo militare, che ormai siamo abituati a vedere in prima linea in ogni emergenza che colpisce il nostro Paese.
Tuttavia, la data individuata, 26 gennaio, ha creato non pochi malumori, in quanto legata ad un episodio controverso della storia degli Alpini, tanto che la Società italiana per lo studio della storia contemporanea (SISSCo), la Società italiana per la storia dell’età moderna (SISEM) e la Società italiana degli storici medievisti (SISMED) hanno scritto ai presidenti di Camera e Senato, gli onorevoli Roberto Fico e Maria Elisabetta Casellati, per esprimere la propria preoccupazione per una scelta storicamente discutibile e non pienamente meditata, spettro di un crescente revisionismo su quello che fu il fascismo e la partecipazione italiana alla Seconda guerra mondiale.
Difatti, tra le diverse date legate al passato degli Alpini, dalla fondazione del Corpo nel 1872 all’intervento delle Penne nere nel disastroso terremoto del Friuli del 1976, è stato deciso di optare per il 26 gennaio, il giorno precedente il Giorno della Memoria e anniversario della battaglia di Nikolajewka (1943). Si tratta di uno dei pochissimi episodi vittoriosi della disastrosa campagna di Russia del 1941-43, che vedeva l’Italia fascista affiancare la Germania hitleriana nella guerra contro l’Unione Sovietica, campagna costata milioni di morti, soprattutto civili, vittime di stragi perpetuate dagli eserciti invasori, compreso quello italiano. Una data che mal si coniuga anche con l'impegno che le Penne nere hanno profuso nella Resistenza e nella Guerra di liberazione.
“La data scelta per la commemorazione” commentano le società degli storici “non si collega all’intera storia e all'impegno anche umanitario del Corpo, bensì ne isola, celebrandola, un’impresa militare condotta all'interno di una guerra di aggressione dell’Italia fascista, che si è per di più svolta in regioni oggi sconvolte da un’altra invasione. La SISSCo, la SISEM e la SISMED rilevano che sarebbe stato opportuno scegliere altre date, sottraendo così un Corpo cui tanto deve l’Italia a dannose logiche di strumentalizzazione, che non giovano alla sua memoria e alla sua immagine, e se ne sarebbe resa la celebrazione una condivisa espressione del profondo e duraturo legame degli Alpini con la società nazionale e internazionale”.