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25 aprile 2024

Vittorio Veneto

E GLI SCOLARI VITTORIESI INVASERO LA FENICE

Il maestro Elvis Fanton porta 140 bambini a vedere (non solo a sentire) l’opera. Ed è subito gioia…

| Emanuela Da Ros |

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| Emanuela Da Ros |

VITTORIO VENETO - C’era una volta.
Sì, sì lo sappiamo. Non venite a dircelo.
 
Quello adottato è un pessimo inizio per un articolo giornalistico. In queste righe iniziali noi dovremmo raccontarvi chi cosa e come e dove e quando è successo quello che è successo.
Ma noi toppiamo. Vi lasciamo in attesa. Partiamo con un incipit che pare quello delle favole (ma che è lo stesso del Vecchio e il mare di Hemingway, tanto per intenderci) e che non promette nulla di buono.
 
Di buono, in effetti, in questa notizia non c’è nulla. Quello che segue è tutto da scartare (come una carta di caramella).
Quello che segue dice che a Vittorio Veneto (la patria putativa di Lorenzo Da Ponte, cioè il librettista di Mozart) un giovane tenore, Elvis Fanton, da un paio d’anni insegna ai bambini delle elementari ad apprezzare l’opera. Lirica. Quella che improbabilmente (mai ce lo saremmo aspettati) ci affascina all’interno di teatri come la Fenice. Quella che ci ha fatto grandi nel mondo. Quella che viene cantata da Dublino a Dubai in Italiano! Perché l’opera lirica è italiana per antonomasia.
Tornando alla favola – non proprio alla notizia – pochi giorni fa è successo questo: che il tenore vittoriese Elvis Fanton, dopo aver guidato per un anno gli scolari del primo istituto comprensivo alla scoperta dell’opera, li ha portati a Venezia.

140 bambini hanno invaso i treni (Trenitalia mica era contenta, eh? ha fatto un sacco di problemi per questa presenza infantile-anomala nelle carrozze…e alcuni bimbi sono dovuti partire dalla stazione di Conegliano – grazie all’Atm e al dottor Di Chicco – per non intasare la vecchia littorina che partiva da Vittorio Veneto) in direzione Venezia.
Giunti nel capoluogo lagunare i bambini (dei plessi Zanette e Costella di Vittorio Veneto) hanno visitato il teatro Malibran, il conservatorio  e poi il museo del teatro La Fenice dove i bimbi si sono emozionati di fronte alla “bacchetta e al cappello di Wagner”.
Ala Fenici hanno poi assistito – occupando ¾ di platea - alle prove del Don Giovanni, prima di tornare a casa. Prima che una bambina di terza dicesse. “Oh! Adesso torniamo alla realtà!”.


 
“All’inizio dell’opera – spiega il maestro Elvis Fanton -  si è creata quella magia che solo il teatro può dare: i bambini erano attentissimi, conoscevano a memoria alcuni dialoghi dell'opera e alcune arie, e riconoscevano i personaggi che entravano in scena. Io ero così orgoglioso di loro.
In sei lezioni avevo spiegato l'opera per filo e per segno, punto per punto: avevo interpretato i vari personaggi, che si susseguivano  e  a volte erano proprio i bambini a recitare con me le varie parti in classe. Alla fine di una lezione una bambina della scuola Zanette disse sospirando: “ Ah, adesso ritorniamo alla realtà”.
Ultima nota. Non musicale, ma poetica. I 140 bambini vittoriesi in viaggio a Venezia sono stati notati da un turista tedesco che ha voluto donare loro una chitarra classica.
La “gita” sulle orme dell’opera è quindi finita con una scolaresca che strimpellava in treno.
 
“La musica – ha commentato a fine giornata Elvis Fanton - veicola significati che vanno al di là della disciplina in sè, crea un senso di aggregazione, smuove i sentimenti e arriva sino al cuore ma è importante capirne il linguaggio per poterla apprezzare...

Devo dire che nelle due scuole dove sto insegnando ho trovato maestre disponibili, professionali e simpatiche, alle quali va la mia stima e gratitudine per aver creduto in me; con alcune di loro ho stretto una solida e sincera amicizia; con una ventina ho formato un coro di maestre di scuola primaria che sono disposto a portare avanti negli anni futuri. Momenti in cui ci si incontra si ride si scherza un momentino ma poi ci si impegna seriamente.
 
Ma i ringraziamenti più grandi che vengono proprio dal cuore, vanno ai bambini; ai miei bambini,  per la gioia che mi danno ogni giorno, per il loro affetto, per la stima che hanno per me, per la loro sincerità, per la loro ammirazione, per avermi insegnato a guardare il mondo con gli occhi più belli”.

 

 


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Emanuela Da Ros

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