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29 marzo 2024

Vittorio Veneto

Gli invisibili senzatetto di Vittorio Veneto

Hanno 20, 30 anni e dormono sui prati e sulle panchine

| Stefania De Bastiani |

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| Stefania De Bastiani |

VITTORIO VENETO - Un piumino, una camicia, un paio di jeans e un paio si scarpe. Uno zainetto del Milan di terza mano contenente qualche indumento di cambio. E’ tutto ciò che Afzal, 30enne pakistano, possiede.

Ha gli occhi rossi, Afzal (in foto), quando questa mattina lo incontro in piazza del Popolo. Non dorme da giorni, perché la notte fa freddo e lui non sa dove andare. “Stanotte ho provato a dormire sulle sedie esterne del bar - mi dice indicando l’Unione - ma faceva troppo freddo e non avevo coperte. E’ da una settimana che girovago: non ho dove dormire, né di che mangiare”.

Azfal racconta che è partito dal Pakistan tre anni fa quando la moglie ha messo al mondo due gemellini. La sua idea era quella di andare in Italia, trovare un lavoro, e sfamare in questo modo la famiglia, che in Pakistan non ha di che sostenersi. Dopo un viaggio-inferno e tre anni si accoglienza alla Caritas in attesa dei documenti necessari, Afzal è diventato un senzatetto. Niente era come si aspettava.

“La commissione mi ha bocciato la domanda di asilo, io ho fatto ricorso, ora sono in attesa di risposta ma non ho più diritto all’accoglienza da richiedente asilo”, spiega Afzal.

 

Nella stessa situazione del pakistano è chi, dalla commissione, ha visto al contrario accolta la domanda di asilo. Non importa quale sia la risposta: un richiedente asilo, accettata o rifiutata la domanda di protezione, non ha più diritto alla prima accoglienza e diventa un senzatetto.

Idriss, ad esempio, è un 24enne del Mali che ha ottenuto il permesso di rimanere in Italia, ma ora si trova sulla strada. “Ieri ho dormito in un campo di calcio - racconta - ma fa freddo e coperte non ne ho. Questa notte non so dove andrò”.

Alcuni dei ragazzi che dormono in strada, accompagnati ai Servizi Sociali da Pier Lorenzo Parrinello

Nella situazione di Afzal e Idriss ci sono, in questo momento, atri cinque ragazzi. Giovani che dormono per terra, in stazione dei treni, sulle panchine, nei parchi e fuori dai bar. Costretti a chiedere cibo per sopravvivere. Tutti e sette hanno presentato richiesta di alloggio presso i servizi sociali del Comune, ma la risposta deve ancora arrivare. E mentre aspettano, stanno in strada.

Oggi sono sette, tra un mese potrebbero essere venti. Presto potrebbero diventare cento, duecento. Le risposte da parte della Commissione stanno arrivando e i 120 profughi ospitati in media al Ceis iniziano uscire, come il centinaio ospitato nelle strutture della Caritas. Dove andranno questi ragazzi?

 

Il problema è molto sentito, non solo da chi ormai è senza un tetto, ma anche da chi, nonostante abbia ancora diritto all’accoglienza, si preoccupa per il proprio imminente e certo futuro. Questa mattina circa trenta ragazzi, armati di volantini, hanno cercato di sensibilizzare i cittadini chiedendo di “essere ascoltati, non trattati come pacchi e numeri”. Spiegando la verità: “Oggi una parte di noi dorme in strada”. In piazza del Popolo e nelle vie del centro hanno fermato i passanti, distribuendo un foglietto con scritte poche parole. Semplici, chiare: “Siamo esseri umani”.

Alcuni ragazzi che stamattina hanno distribuito i volantini

 


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Stefania De Bastiani

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