Giulia, Germania: "La Punto in Italia nelle prossime settimane"
Il portavoce della Procura tedesca: "Dopo una nuova ispezione". Nel frattempo lettera detenuti Montorio, nessuna protesta contro Filippo
| Ansa |
BERLINO-VERONA - Sarà riportata in Italia solo "nelle prossime settimane" dopo una nuova ispezione la Grande Punto nera di Filippo Turetta, accusato dell'assassinio di Giulia Cecchettin. Auto utilizzata per la fuga in Austria e Germania La previsione è stata fatta in dichiarazioni all'ANSA dal portavoce della Procura generale di Naumburg, Klaus Tewes.
"L'auto utilizzata dall'accusato è ancora sotto la custodia della polizia e probabilmente verrà riportata in Italia nelle prossime settimane dopo un'ispezione da parte dei colleghi italiani. Non sono in grado di indicare la data esatta, soprattutto perché l'indagine non viene condotta pubblicamente", si è limitato a scrivere all'ANSA il portavoce e procuratore generale rispondendo a domande sulla vettura. Già il 22 novembre la polizia di Halle nella Sassonia-Anhalt, la regione tedesco-orientale dove Turetta era stato fermato la sera del 18, aveva rivelato che la Punto sarebbe stata "nuovamente" esaminata dopo un primo esame cui era stata sottoposta.
La lettera dei detenuti
"Vogliamo precisare il disgusto nell'aver visto 'giudizi in diretta' prima che Filippo o qualsiasi indagato fosse sentito, e senza rispetto dei genitori, colpiti entrambi da una violenza psicologica". Lo scrivono in una lettera i detenuti della sesta sezione-infermeria del carcere di Montorio, dov'è rinchiuso Filippo Turetta. "Non c'è stata alcuna protesta da parte nostra - aggiungono, riferendosi a notizie di stampa - per la consegna dei libri dovuti al detenuto Turetta. Tenendo conto che è indagato per un reato diverso dal nostro, la popolazione carceraria non avrebbe acconsentito ad agevolazioni di favore rispetto ad altri".
Riguardo ai giudizi dati dai media, proseguono i detenuti di Montorio, "non sono stati colpiti solo loro (i genitori di Filippo, ndr) in prima persona, ma tutta l'opinione pubblica, che tutto vorrebbe leggere ma mai vicende così orribili". "Solo l'onnipotente - è scritto ancora - sarà in grado di giudicare e perdonare, sempre se il responsabile avrà pieno pentimento. Un essere umano non può giudicare al posto delle autorità superiori, o dare giudizi prima della chiusura delle indagini". Altro elemento che i detenuti dela sesta sezione del carcere veronese vogliono precisare riguarda la persona che in questa fase è in cella con Filippo.
"Si deve smentire - scrivono - che con il ragazzo sia stato messo un altro detenuto con lo stesso reato, per evitare gesti inopportuni da parte del ragazzo". E aggiungono: "la detenzione non è più quella di una volta. La polizia penitenziaria, spesso poco valorizzata, seppur davanti al sovraffollamento, fa il possibile per alleviare le sofferenze dei detenuti e si attiva per soddisfare le esigenze di tutti, anche con i pochi mezzi a disposizione. Ci sono psicologhe che seguono la grande maggioranza di noi".
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