Il giovane imprenditore: "Faccio beneficenza con i videogiochi"
Nicolò Santin di Paese ha creato un piccolo impero unendo la beneficenza ai videogiochi
| Leonardo Beraldo |
PAESE – «Abbiamo cominciato scrivendo su Google “Come si sviluppa un videogioco?”, poi ci siamo rimboccati le maniche». Sembra un aneddoto tra amici, invece è proprio così che ha iniziato la sua avventura Nicolò Santin, 28enne di Paese.
L’idea era venuta tempo prima. Lui e il socio Matteo si erano chiesti, dato il grande numero di gamers sparsi per il mondo e la sua costante crescita, se non fosse possibile trovare un metodo che permettesse di giocare facendo beneficenza. Il risultato è stato quello di creare una app di videogiochi brandizzati, ovvero che portassero la firma delle grandi aziende e che fossero proprio loro -le grandi aziende- a finanziare, tramite un sistema a budget, gli importi da devolvere.
«Abbiamo fatto una proposta a Riccardo Donadon, fondatore di H-Farm, che si è subito dimostrato interessato: H-Farm, infatti, è stata la prima azienda ad apparire con il suo videogioco. Da lì non ci siamo più fermati. Non vuol dire che non abbiamo incontrato difficoltà, ovviamente; ma abbiamo sempre cercato di non darci per vinti». Sembra che la filosofia messa in campo da Nicolò abbia dato i suoi frutti: l'app Gamindo, dopo numerosi premi, è stata scelta per essere accelerata in California, nella famosa Silicon Valley, e ad oggi conta collaborazioni di spessore con aziende internazionali come Barilla, Coca Cola e Chiara Ferragni Collection.
L’ultimo risultato ottenuto è stato l’aumento di capitale di 450.000 euro, grazie all’ingresso di importanti player nel panorama italiano del venture capital, tra cui Matteo Fabbrini (co-fondatore della Maikii di Treviso). «Il nostro prossimo obiettivo è di strutturare l’azienda. Per ora ci siamo affidati alle sole collaborazioni esterne, ma vorremmo creare un team, soprattutto per sviluppare un sistema tecnologico che varchi stabilmente i confini nazionali» dice Nicolò.
Alla nostra ultima domanda –quale consiglio si sente di dare ai giovani con qualche idea e poche risorse- risponde: «Prima di tutto, non accontentarsi della sola idea, ma cercare di svilupparla al meglio. Con fatica, e senza mai smettere di imparare. In secondo luogo, mi sento di dare una dritta a come proporre un progetto. Ricordatevi di dire cosa viene offerto, e poi, casomai, cosa si richiede». Niente di più semplice, ma evidentemente niente di così scontato.