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29 marzo 2024

Treviso

Già 40 classi in quarantena nella Marca: viaggio tra i timori degli insegnanti

Alla gioia di tornare in classe, dei primi giorni, si è sostituito il timore e l’incertezza

| Roberto Grigoletto |

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| Roberto Grigoletto |

Già 40 classi in quarantena nella Marca: viaggio tra i timori degli insegnanti

FOTO - immagine di repertorio

 

TREVISO - E anche la seconda settimana dell’anno scolastico dell’era Covid sta per concludersi. Dire che è andato tutto liscio certamente non si può. In provincia di Treviso ammontano a quaranta le classi già finite, neanche il tempo di incominciare, in quarantena. Le altre navigano a vista e vivono alla giornata. Basta l’esito positivo di un tampone e il protocollo non lascia scampo. Dipendesse da lui, il direttore dell’asl 2 Benazzi quel meccanismo lo avrebbe già cambiato. Ma la decisione spetta alla Istruzione. Che ancora monitora.

 

OggiTreviso è andato a sentire come sono andati questi quindici giorni dalla riapertura delle scuole. Dai docenti, per incominciare. La prof.ssa Mariella Petrini insegna al “Duca degli Abruzzi”, un istituto che è una specie di paese. Suddiviso in tre strutture: la centrale con quasi mille studenti, la succursale con 32 classi e quasi 800 studenti e la sub-succursale con altre 4 classi e 100 studenti. E con il Covid che si aggira, cattedre ancora scoperte e dotazione di bidelli minima. “Vivo questo periodo con un po' d'ansia, in quanto gli studenti spesso non rispettano le norme che dovrebbero essere messe in atto per la prevenzione pandemica, anche se li vedo comunque attenti ed interessati alle lezioni in presenza”.

 

Se poi si dovesse ritornare alla modalità a distanza, la prof.ssa Petrini non si dice preoccupata: “So che riuscirei a maneggiare la "strana modalità" della didattica a distanza o integrata, anche se la scuola, quella vera, si fa in presenza”. Ragazzi piuttosto disorientati ha osservato in queste due settimane la prof.ssa Barbara Brussi, che insegna Scienze ai futuri geometri del “Palladio”. Dal punto di vista didattico “hanno decisamente perso il ritmo, vivono la scuola con poca convinzione, come persuasi dalla convinzione che la loro presenza fisica in aula sia temporanea. Del resto sono io stessa la prima a chiedermi come si possa aver voglia di imparare quando tutto il mondo è in stand by?”

 

Rosanna Potente, professoressa al classico “Canova” confida uno stato d'animo ambivalente: “Da una parte sollievo, entusiasmo, tanta voglia di lasciarsi alle spalle il periodo della chiusura, gioia di stare insieme con i ragazzi per vivere tanti momenti da ricordare. Dall'altra, ansia per un futuro ancora molto incerto, confuso e carico di incognite. L'idea di tornare alla didattica a distanza mi angoscia: io voglio stare in classe, guardare negli occhi i miei studenti e ascoltare la loro voce. Spero tanto che questo viaggio prosegua e la nave giunga in porto, nonostante le tempeste”.

 

Confessa invece di aver ringraziato per ogni giorno in cui è riuscita ad entrare in classe la prof.ssa Sereni del “Pio X”: “Avevo voglia di rientrare ma con tutti i protocolli da rispettare è stato faticoso. Per fortuna i ragazzi sono molto sciolti da questo punto di vista. Vorrei solo che si rivelassero un po’ più consapevoli dei rischi che corrono, per sé e per gli altri”.

 


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