TREVISO - “In merito all’intervento della Guardia di Finanza a Cà Sugana - riguardante accertamenti sulle mostre di Linea d’Ombra, di Marco Goldin, a Treviso - ritengo corretto precisare la verità dei fatti così come si sono susseguiti e realizzati”. Ad intervenire è Maristella Caldato, ex consigliere comunale di maggioranza del Pd, spiegando di aver presentato l’esposto alla Corte dei Conti da cui è partito il controllo della Guardia di Finanza, già in un consiglio comunale, a novembre 2017.

“Leggo che alcuni soggetti individuano l’origine dell’azione di indagine della Guardia di Finanza in un “esposto anonimo”, presentato da esponente politico della precedente amministrazione: da una elementare verifica dei fatti costoro potevano accertare che, già nel Consiglio Comunale del 17/11/2017, affermavo di aver depositato un esposto alla Procura della Corte dei Conti, dettagliando le motivazioni giuridiche di tale mia azione. Le mie considerazioni, quindi - precisa Caldato - erano assolutamente non politiche o di parte, poiché la delibera adottata dalla giunta comunale presentava, a mio avviso, vizi che andavano esaminati sia sotto il profilo amministrativo contabile che, eventualmente, penale”.

“Nessuno allora, né di maggioranza, né di opposizione - continua l’ex consigliera - si preoccupò di approfondire il mio intervento, né si premurò di chiedermi su quali basi giuridiche basavo le mie convinzioni. Solo ora, a distanza di un anno ed a seguito dell’intervento della Guardia di Finanza molte facce che già nell’allora consiglio comunale sedevano sugli scranni di palazzo dei Trecento, intervengono oggi indignati per gli accertamenti, certi che la politica, o meglio i partiti politici tutti, abbiano agito sempre nell’interesse esclusivo della città. Una condotta trasversale, questa, la quale fa purtroppo rimembrare una famosa frase di Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne Il Gattopardo”.

Sulla possibile “vendetta politica interna alla sinistra” di cui qualcuno ha accusato la Caldato, risponde: “In realtà, ed i fatti lo dimostrano, il mio operato politico è sempre stato improntato al meticoloso ed approfondito studio degli atti che venivano sottoposti all’approvazione del consiglio comunale, sia nei cinque anni trascorsi all’opposizione, con l’amministrazione Gobbo, che nei successivi cinque in maggioranza con l’amministrazione Manildo”, spiga. “Non si può nemmeno affermare gratuitamente che io sia stata sempre contro il Partito Democratico, in quanto in questo partito ho militato con coraggio e coerenza, dal 2007 e fino alla fine del 2017, sempre senza alcuna sudditanza a nessun capobastone, nel rispetto del codice etico che il partito si era dato, contribuendo, credo, alla vittoria conseguita da Giovanni Manildo nelle elezioni comunali del 2013, risultando infatti consigliere comunale anziano, cioè la più votata dai trevigiani”.

“Mi sono limitata a svolgere il mio ruolo di consigliere comunale nel pieno rispetto dei valori che ispiravano il mio partito di appartenenza, dello Statuto comunale e del suo regolamento attuativo, con forza e coraggio, in un ambiente sempre ostile, perché in fondo, per i partiti politici, chi svolge tale ruolo deve solo limitarsi a dire sì, se in maggioranza e dire no se all’opposizione. Infine - conclude Caldato - ritengo di aver semplicemente adempiuto ad un preciso dovere civico di consigliere comunale, presentando l’esposto, atto che avrebbero dovuto e potuto fare anche altri consiglieri i quali, pur avendo dichiarato in più interventi di avere dubbi in proposito alla delibera in questione, hanno preferito non intraprendere alcuna azione amministrativa di approfondimento”.