La Fiera mondiale dell’ipocrisia
I leader mondiali rendono omaggio a Papa Francesco, ma le loro politiche sono in contrasto con i suoi insegnamenti

ROMA – Piazza San Pietro oggi ha ospitato una delle cerimonie più solenni della storia recente: il funerale di Papa Francesco. Un addio epocale a un Pontefice che più di ogni altro ha incarnato la coscienza dolente del nostro tempo. Ma tra le tribune addobbate e i parterre blindati, gremiti di capi di Stato e di governo, si è consumata una sceneggiata globale che grida vendetta al cospetto di Dio: la fiera planetaria dell'ipocrisia.
Sorrisi forzati, strette di mano protocollari, dichiarazioni di stima che sanno di formula vuota. Eppure, basterebbe ascoltare le parole di Francesco — quello di Fratelli tutti, quello di Laudato si’ — per capire quanto profonda sia la distanza tra il suo magistero e il cinismo di chi oggi ne piange la scomparsa.
Papa Francesco ha speso la vita a denunciare le disuguaglianze crescenti, a indicare la povertà come scandalo e non come destino, a chiedere ponti là dove altri costruivano muri. Ha gridato contro il razzismo istituzionale e l'indifferenza globale, ha pianto per i migranti morti nel nostro mare nella completa indifferenza. Eppure, proprio tra quei banchi dorati sedevano oggi i leader che hanno siglato accordi di respingimento, sbarrato confini, trasformato il diritto d'asilo in un gioco sporco di cinismo politico. Coloro che, invece di perseguire torturatori, assassini e trafficanti di esseri umani, hanno perseguitato coloro che in mare sono andati per salvare vite umane.
Sulla guerra, poi, Francesco è stato implacabile: ha definito il riarmo una bestemmia, l'industria bellica un crimine contro l'umanità. "In nome di Dio, fermatevi!" aveva urlato contro i venditori di morte. Ma proprio lì, in prima fila, a rendergli omaggio, c'erano i governanti che finanziano i nuovi arsenali, che alimentano conflitti vecchi e nuovi, che predicano la pace e praticano la guerra.
E l'ambiente? Anche qui, la predicazione di Francesco è stata un grido: cambiare rotta, fermare il saccheggio della Terra, rompere la spirale suicida di un capitalismo predatorio. Ma a omaggiarlo oggi c'erano i responsabili della devastazione sistematica del pianeta, coloro che antepongono l'estrazione di profitti immediati alla salvaguardia delle generazioni future.
Francesco chiedeva solidarietà globale, remissione del debito ai Paesi più poveri, un’economia che rimettesse al centro l'uomo e non il denaro. Ma i signori dell'austerity e dell'accumulazione cieca erano lì, stretti nei loro abiti scuri, a recitare la parte dei dolenti, mentre fuori milioni di esseri umani restano schiacciati sotto il peso delle loro scelte.
Oggi in Vaticano si sono celebrati due funerali paralleli: quello ufficiale, dei potenti in loden e divise d'ordinanza, e quello autentico, del popolo degli ultimi. Senzatetto, migranti, emarginati: erano loro, i veri discepoli del Francesco povero tra i poveri, ad accompagnarlo fino alla casa in cui ha voluto essere sepolto, senza orpelli, senza fasti, senza ipocrisia.
E allora, le parole di circostanza dei leader mondiali suonano oggi più false che mai. Hanno ignorato i suoi appelli contro le guerre, respinto le sue suppliche per i migranti, stracciato il suo grido d'allarme per il pianeta. Ora lo celebrano, ma continuano a tradirlo.
Il sipario è calato su Francesco. Ma resta la scena amara di questo ultimo atto: il mondo che lui ha tentato di cambiare lo piange, senza averlo mai ascoltato davvero. La Fiera mondiale dell’ipocrisia continua.
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