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18 aprile 2024

Castelfranco

Esposto in Procura per la mensa scolastica a Monfumo

"Il cibo non è di qualità ed è ben al di sotto di quanto promesso nella gara d'appalto"

| Maria Elena Tonin |

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| Maria Elena Tonin |

Esposto in Procura per la mensa scolastica a Monfumo

MONFUMO -  Stanchi di non avere risposte dal Comune, i genitori di alcuni alunni delle scuola materna ed elementare di Monfumo, si rivolgono alla Procura con un esposto che, a chiare lettere, mette sotto accusa la mensa scolastica delle scuole del paese. Il tira e molla tra Comune e comitato genitori sul cibo fornito in mensa dall'azienda vincitrice del bando, dura ormai da mesi, poichè, secondo le famiglie: "Il cibo non è di qualità ed è ben al di sotto di quanto promesso nella gara d'appalto". Il tutto appesantito da aumento di 0,80 centesimi a pasto, che non trova giustificazione né è stato spiegato, sempre a detta dei genitori, se non con un vago riferimento alla situazione Covid. La vicenda, ha coinvolto, nelle alterne vicende, anche il direttore didattico, cui era stato chiesto di mediare nel trovare una soluzione. La minoranza consiliare della lista civica "Per Monfumo", inoltre, già ad inizio anno aveva portato il problema in Consiglio comunale ed al Codacons, chiedendo più volte i documenti di trasporto. Ora l'epilogo nell'esposto alla Procura depositato lunedì scorso, presso il Tribunale di Treviso.

 

Un esposto dettagliato, in cui è stata ricostruita la corrispondenza tra il comune e il Comitato Genitori, che più volte hanno chiesto una verifica congiunta e soprattutto di poter consultare i documenti di trasporto, per accertare l'origine effettiva del cibo. Bambini che vanno a scuola a tempo pieno: 40 ore settimanali, con la mensa dal lunedì al venerdi e per i più piccini, anche l'aggiunta di una merenda nel pomeriggio. Nel bando di gara, l'offerta prevista era di tutto rispetto , con almeno l'80% di prodotti biologici o di origine controllata, DOP, IGP, STG per la frutta, con precedenza ai prodotti a chilometro zero: ma sembra che ben poco di questo sia arrivato nel piatto dei bambini. Cammin facendo, il Comitato Genitori, presieduto da Nicoletta Bertinato, di Castelcucco, aveva scoperto che il comune aveva concesso alla ditta, "una deroga rispetto a quanto pattuito", senza comunicarlo ai genitori se non a febbraio e che, una volta messa alle strette, l'amministrazione avrebbe cercato di esautorare il Comitato stesso.

 

"Ci sono arrivate molte segnalazioni - racconta Bertinato - la decisione è stata presa dai genitori stessi, che oltrepassano per numero il comitato. Sono i nostri bambini e se per l'emergenza sanitaria, possiamo rinunciare ai progetti educativi (inseriti anche questi nel bando comunque ndr.) non possiamo non avere ceretzze sulla provenienza del cibo che viene dato ogni giorno ai nostri figli. Quello che è successo è tutto documentato, almeno da parte nostra, perchè il comune è stato alquanto lacunoso in fatto di date e protocolli. Ha scavato a piene mani nella zona grigia del dubbio, alimentandolo. I bambini arrivavano a casa affamati, con cibi improponibili, come un budino tedesco e la pasta tutti i giorni. La vicenda, per come si è svolta, mi ha fatto pensare che chi vuol fare qualsiasi cosa, la può fare. Abbiamo chiesto trasparenza e certezze per i nostri figli, sentendo, ad un certo punto che avevamo bisogno di altre competenze. Il sindaco dice che ha messo lui gli 80centesimi: non è vero: sono soldi pubblici, li ha messi la collettività. Per questo chiediamo spiegazioni".

Ad una nostra richiesta di informazioni, il sindaco Luciano Ferrari non ha voluto rilasciare nessun tipo di dichiarazione dichiarazione, limitandosi a dire: "Leggerò l'esposto e poi mi regolerò di conseguenza."

"Sono sorpreso e in parte amareggiato" sono invece le parole del dirigente scolastico Marco Campini, coinvolto come "paciere" tra le parti, a cui il comitato aveva fatto pervenire una raccolta firme per sensibilizzarlo sulla mensa di Monfumo e aveva chiesto mediazione:  "Non sono mancati in questi mesi toni accesi e posizioni per partito preso da entrambe le parti, ma credo che questo epilogo, seppur comprensibile nella sostanza, non faccia che acuire gli animi e non porti molto lontanto. C'è un fondo di verità, indubbiamente, nella posizione dei genitori ma forse bisognava cercare di risolvere la questione in altri modi, che non fosse muro contro muro. Spiace questa conclusione e vedere coinvolta una scuola che è il fiore all'occhiello del nostro istituto comprensivo." Il direttore didattico, pur ammettendo a volte difficoltà di comunicazione con l'amministrazione di Monfumo, precisa che forse il periodo particolare necessitava una maggiore comprensione: "Non voglio fare il difensore d'ufficio ma in questo periodo non si riesce a fare tutto quello che si vorrebbe e Monfumo è un paese piccolo, senza risorse. Spero comunque verrà fatta chiarezza sulla situazione: sono anche i miei bambini".

 

 

 

 


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Maria Elena Tonin

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