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29 marzo 2024

Treviso

EMERGENCY: IL SINDACO DI SILEA FIDUCIOSO

Dure le accuse da parte di Gino Strada

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EMERGENCY: IL SINDACO DI SILEA FIDUCIOSO

SILEA (TREVISO) - "Siamo ottimisti sul fatto che la vicenda si concluderà presto e la presenza di un rappresentante delle autorità italiane ci conforta": commenta così stamane il sindaco di Silea Silvano Piazza, cognato di Matteo Dell'Aira, uno dei tre operatori di Emergency arrestato dalla polizia afghana, la notizia della visita dell'ambasciatore Claudio Glaentzer. "E' la prima notizia buona - aggiunge il marito di Nicoletta Dell'Aira, sorella dell'infermiere trevigiano - che riceviamo da ieri, da quando abbiamo saputo dell'arresto". Piazza giudica "'assurdo'' l'arresto e le sue motivazioni: "''chi è lì lo fa per curare i malati - sottolinea il cognato di Dell'Aira - non ha tempo da perdere con altre stupidaggini".

I tre operatori di Emergency, secondo quanto si apprende da fonti della Farnesina, sono stati incontrati dall'ambasciatore italiano il quale li ha trovati "in buone condizioni".

I tre rappresentanti di Emergency, un medico, un infermiere e un tecnico della logistica, erano stati fermati con l'accusa di preparare un piano per uccidere il governatore della provincia di Helmand. Un'accusa che Emergency respinge con fermezza, definendola "assolutamente ridicola".

"E' come se in Italia si facesse circolare la voce che Don Ciotti sta complottando per uccidere il papa" tuona Gino Strada (in foto), che poi si rivolge direttamente al ministro degli Esteri Franco Frattini. "La Farnesina non può tirarsi fuori. E' vero che il progetto che Emergency sta portando in Afghanistan non è finanziato dalla cooperazione", come precisato da fonti della Farnesina, "ma ha ricevuto la 'conformita'' del ministero degli Esteri", e dunque il ministro deve intervenire per far "immediatamente rilasciare i nostri operatori".

Richiesta a cui Frattini non risponde ufficialmente anche se dalla Farnesina si afferma che si sta seguendo la situazione e si ribadisce "la linea di assoluto rigore contro qualsiasi attività di sostegno diretto o indiretto al terrorismo sia in Afghanistan così come altrove".

Allo stesso tempo, inoltre, si riconferma "il più alto riconoscimento" del ministero, "al personale civile e militare impegnato in Afghanistan per le attività di pace". L'irruzione nell'ospedale di Emergency, scattata attorno alle 16.30 locali, sarebbe stata decisa dalle forze di sicurezza afghane dopo una soffiata arrivata da un informatore: un gruppo di talebani che si nasconde in Pakistan avrebbe finanziato un piano per uccidere il governatore Gulab Mangal, che nei prossimi giorni avrebbe dovuto visitare proprio la struttura di Lashkar Gah.

Una versione confermata dallo stesso Mangal: "stavano pianificando degli attentati a Lashkar Gah e il loro primo bersaglio ero io". Per avere la collaborazione degli uomini di Emergency, ha poi spiegato il portavoce provinciale Duad Amadi, i talebani "avrebbero pagato una forte somma", quantificata in 500mila dollari. Che il complotto fosse già in una fase avanzata sarebbe confermato, sostengono gli afghani, dal ritrovamento di armi ed esplosivo all'interno dell'ospedale. Secondo le autorità locali, nell'irruzione sono stati recuperati sette giubbetti per attacchi suicidi, nove granate, cinque fucili e munizioni varie. In manette sono così finiti i tre italiani: l'infermiere Matteo Dell'Aira (coordinatore medico); il chirurgo d'urgenza Marco Garatti, da oltre dieci anni nell'associazione, veterano dell'Afghanistan; e il tecnico della logistica Matteo Pagani. Per gli afghani sono 'combattenti rivoltosi stranieri', un'accusa punita con la pena di morte. "Sono accuse assurde" le bolla Gino Strada. "E' la solita storia: Emergency in Afghanistan, e soprattutto in quella regione, è un testimone scomodo" degli atti compiuti dalle "forze di occupazione e da una 'specie' di governo" nei confronti della popolazione. Strada sottolinea però di "non poter escludere" la presenza di armi in ospedale.

"Come non posso escludere - aggiunge però - che qualcuno possa entrare con una pistola in un qualunque ospedale italiano". Fonti italiane qualificate in Afghanistan ritengono comunque non addebitabile certo ad Emergency come associazione la presenza di armi in ospedale. "Bisognerà vedere le singole responsabilità, ma non si può escludere - sottolineano le fonti - che si tratti di una sorta di ritorsione per qualcosa avvenuto nei giorni scorsi o perché qualcuno di loro è andato a ficcare il naso dove non doveva o ha prestato soccorso alla persona sbagliata".

Ipotesi che, indirettamente, non nega lo stesso portavoce di Emergency Maso Notarianni. "Stiamo operando in una situazione difficile visto che nella provincia di Helmand é in corso da settimane un'operazione militare che ha colpito molti civili, che spesso non potevano ricevere alcun soccorso". Per avere più chiari i contorni della vicenda bisognerà attendere i prossimi giorni. Mentre sembra definitivamente chiarito il livello di coinvolgimento dell'Isaf, la forza internazionale in Afghanistan.

Secondo Emergency - ma anche per il portavoce provinciale di Helmand Duad Ahmadi - la Nato ha partecipato in maniera concreta all'operazione. "Sappiamo per certo che erano presenti anche loro: nell'ospedale - spiega Notarianni - sono entrati uomini della National Security mentre uomini dell'Isaf sono rimasti fuori. E ne siamo anche certi perché al telefono di uno dei nostri operatori ha risposto una persona che si è qualificata come un ufficiale dell'Isaf, dicendo che i nostri stavano bene". Il portavoce ufficiale della forza multinazionale in Afghanistan, il generale canadese Eric Trembley, afferma invece che l'operazione "é stata realizzata dalle forze di sicurezza afghane" e dunque "consiglio di rivolgersi a loro o all'ambasciata d'Italia per conoscerne i particolari". Qualificate fonti italiane la spiegano così: l'arresto è stato eseguito esclusivamente dagli afghani con il supporto della 'Task Force Helmand - Usa' dell'Isaf.

Il Centro chirurgico di Emergency a Lashkar-gah

Fogogallery del centro

Emergency

 

 

 

STRADA: ACCUSE GROTTESCHE

Gino Strada non ha dubbi: l'arresto dei tre operatori dell'ospedale di Lashkar-Gah, intitolato a 'Tiziano Terzani', è un'operazione di "guerra preventiva" contro "un testimone scomodo" come Emergency.

Un'azione portata a termine dai servizi segreti di Kabul "secondo le peggiori tradizione terroristiche" con le forze della coalizione internazionale di cui fa parte anche l'Italia e per questo motivo Strada ha lanciato l'appello affinché gli italiani si facciano sentire. "E' iniziata una guerra preventiva - ha esordito il fondatore di Emergency nella conferenza stampa organizzata nella sede milanese - per togliere di mezzo un testimone scomodo prima di dare il via ad un'offensiva militare in quelle regioni".

Emergency con i suoi ospedali - è la tesi di Gino Strada - dà fastidio non solo al governo Karzai ma anche all'Isaf perché denuncia come la guerra al terrorismo stia in realtà facendo tantissime vittime tra i civili, soprattutto tra le donne e i bambini. Non ha voluto neppure usare il termine arresto per definire ciò che è accaduto ieri: "I nostri medici sono stati rapiti dalla polizia del governo Karzai, quel governo difeso dalla coalizione internazionale della quale fa parte anche l'Italia. C'é un video che mostra come nell'ospedale fossero presenti anche i soldati della coalizione".

In collegamento con la Farnesina, Strada, che si è augurato che il governo faccia tutto il possibile, ha accusato anche la politica estera italiana: "L'Italia fa parte della coalizione internazionale ed è in Afghanistan con tremila soldati per cui paghiamo circa 2 milioni di euro al giorno nonostante la situazione del nostro Paese. Due milioni di euro dello Stato italiano per proteggere il governo afgano che arresta o rapisce personale italiano. Fossi un politico ci farei sopra una bella riflessione".

Nell'ospedale di Lashkar-Gah le armi sono state trovate ma secondo Emergency è tutta una montatura con un regista che non é solo afgano: "Se qualcuno di noi volesse introdurre una pistola in un qualsiasi ospedale italiano - ha spiegato Strada - lo potrebbe fare in dieci minuti. C'é sempre la possibilità di corrompere qualcuno e che qualcuno la depositi al momento della perquisizione".

Il problema, invece, è che dopo le ultime azioni di guerra Emergency ha chiesto l'apertura di un corridoio umanitario per consentire l'evacuazione dei feriti: "Hanno fatto un cordone, che chiamano stranamente sanitario, che non consente di farli arrivare ad una struttura sanitaria". L'accusa ai tre operatori dell'ospedale di voler uccidere Gulabuddin Mangal, governatore della provincia di Helmand, Gino Strada l'ha definita grottesca e ha insistito sull'idea della guerra contro l'ospedale. "La cosa non mi sorprende - ha spiegato - perché la logica della guerra è diversa dalla nostra. Nella guerra un ospedale è qualche cosa di strano e di anomalo perché cura e cerca di salvare le vite invece di distruggerle".

I medici di Emergency, per lo spirito umanitario che li anima, in qualsiasi parte del mondo si siano trovati ad operare, hanno sempre curato tutti senza chiedere l'appartenenza: "Abbiamo curato feriti grazie al rispetto delle convenzioni internazionali. Fino a poco tempo fa i trattati venivano rispettati. Anche quando c'era il regime filo-sovietico, i mujaddin, che oggi sarebbero chiamati ribelli, venivano portati in ospedale, curati e riaccompagnati da dove erano venuti. Oggi tutto questo non è possibile".

 

 


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