EMERGENCY: IL SINDACO DI SILEA FIDUCIOSO
Dure le accuse da parte di Gino Strada
SILEA (TREVISO) - "Siamo ottimisti sul fatto che la vicenda si concluderà presto e la presenza di un rappresentante delle autorità italiane ci conforta": commenta così stamane il sindaco di Silea Silvano Piazza, cognato di Matteo Dell'Aira, uno dei tre operatori di Emergency arrestato dalla polizia afghana, la notizia della visita dell'ambasciatore Claudio Glaentzer. "E' la prima notizia buona - aggiunge il marito di Nicoletta Dell'Aira, sorella dell'infermiere trevigiano - che riceviamo da ieri, da quando abbiamo saputo dell'arresto". Piazza giudica "'assurdo'' l'arresto e le sue motivazioni: "''chi è lì lo fa per curare i malati - sottolinea il cognato di Dell'Aira - non ha tempo da perdere con altre stupidaggini".
I tre operatori di Emergency, secondo quanto si apprende da fonti della Farnesina, sono stati incontrati dall'ambasciatore italiano il quale li ha trovati "in buone condizioni".
I tre rappresentanti di Emergency, un medico, un infermiere e un tecnico della logistica, erano stati fermati con l'accusa di preparare un piano per uccidere il governatore della provincia di Helmand. Un'accusa che Emergency respinge con fermezza, definendola "assolutamente ridicola".
"E' come se in Italia si facesse circolare la voce che Don Ciotti sta complottando per uccidere il papa" tuona Gino Strada (in foto), che poi si rivolge direttamente al ministro degli Esteri Franco Frattini. "La Farnesina non può tirarsi fuori. E' vero che il progetto che Emergency sta portando in Afghanistan non è finanziato dalla cooperazione", come precisato da fonti della Farnesina, "ma ha ricevuto la 'conformita'' del ministero degli Esteri", e dunque il ministro deve intervenire per far "immediatamente rilasciare i nostri operatori".
Richiesta a cui Frattini non risponde ufficialmente anche se dalla Farnesina si afferma che si sta seguendo la situazione e si ribadisce "la linea di assoluto rigore contro qualsiasi attività di sostegno diretto o indiretto al terrorismo sia in Afghanistan così come altrove".
Allo stesso tempo, inoltre, si riconferma "il più alto riconoscimento" del ministero, "al personale civile e militare impegnato in Afghanistan per le attività di pace". L'irruzione nell'ospedale di Emergency, scattata attorno alle 16.30 locali, sarebbe stata decisa dalle forze di sicurezza afghane dopo una soffiata arrivata da un informatore: un gruppo di talebani che si nasconde in Pakistan avrebbe finanziato un piano per uccidere il governatore Gulab Mangal, che nei prossimi giorni avrebbe dovuto visitare proprio la struttura di Lashkar Gah.
Una versione confermata dallo stesso Mangal: "stavano pianificando degli attentati a Lashkar Gah e il loro primo bersaglio ero io". Per avere la collaborazione degli uomini di Emergency, ha poi spiegato il portavoce provinciale Duad Amadi, i talebani "avrebbero pagato una forte somma", quantificata in 500mila dollari. Che il complotto fosse già in una fase avanzata sarebbe confermato, sostengono gli afghani, dal ritrovamento di armi ed esplosivo all'interno dell'ospedale. Secondo le autorità locali, nell'irruzione sono stati recuperati sette giubbetti per attacchi suicidi, nove granate, cinque fucili e munizioni varie. In manette sono così finiti i tre italiani: l'infermiere Matteo Dell'Aira (coordinatore medico); il chirurgo d'urgenza Marco Garatti, da oltre dieci anni nell'associazione, veterano dell'Afghanistan; e il tecnico della logistica Matteo Pagani. Per gli afghani sono 'combattenti rivoltosi stranieri', un'accusa punita con la pena di morte. "Sono accuse assurde" le bolla Gino Strada. "E' la solita storia: Emergency in Afghanistan, e soprattutto in quella regione, è un testimone scomodo" degli atti compiuti dalle "forze di occupazione e da una 'specie' di governo" nei confronti della popolazione. Strada sottolinea però di "non poter escludere" la presenza di armi in ospedale.
"Come non posso escludere - aggiunge però - che qualcuno possa entrare con una pistola in un qualunque ospedale italiano". Fonti italiane qualificate in Afghanistan ritengono comunque non addebitabile certo ad Emergency come associazione la presenza di armi in ospedale. "Bisognerà vedere le singole responsabilità, ma non si può escludere - sottolineano le fonti - che si tratti di una sorta di ritorsione per qualcosa avvenuto nei giorni scorsi o perché qualcuno di loro è andato a ficcare il naso dove non doveva o ha prestato soccorso alla persona sbagliata".
Ipotesi che, indirettamente, non nega lo stesso portavoce di Emergency Maso Notarianni. "Stiamo operando in una situazione difficile visto che nella provincia di Helmand é in corso da settimane un'operazione militare che ha colpito molti civili, che spesso non potevano ricevere alcun soccorso". Per avere più chiari i contorni della vicenda bisognerà attendere i prossimi giorni. Mentre sembra definitivamente chiarito il livello di coinvolgimento dell'Isaf, la forza internazionale in Afghanistan.
Secondo Emergency - ma anche per il portavoce provinciale di Helmand Duad Ahmadi - la Nato ha partecipato in maniera concreta all'operazione. "Sappiamo per certo che erano presenti anche loro: nell'ospedale - spiega Notarianni - sono entrati uomini della National Security mentre uomini dell'Isaf sono rimasti fuori. E ne siamo anche certi perché al telefono di uno dei nostri operatori ha risposto una persona che si è qualificata come un ufficiale dell'Isaf, dicendo che i nostri stavano bene". Il portavoce ufficiale della forza multinazionale in Afghanistan, il generale canadese Eric Trembley, afferma invece che l'operazione "é stata realizzata dalle forze di sicurezza afghane" e dunque "consiglio di rivolgersi a loro o all'ambasciata d'Italia per conoscerne i particolari". Qualificate fonti italiane la spiegano così: l'arresto è stato eseguito esclusivamente dagli afghani con il supporto della 'Task Force Helmand - Usa' dell'Isaf.
Il Centro chirurgico di Emergency a Lashkar-gah
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