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28 marzo 2024

Tech

Ecco l'hard disk del futuro, sarà 10mila volte più veloce

La ricerca si è conquistata una pubblicazione su 'Nature Photonics'

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Ecco l'hard disk del futuro, sarà 10mila volte più veloce

L’hard disk del futuro sarà diecimila volte più veloce. Un esperimento realizzato alla Sapienza dimostra che sarà possibile memorizzazione dati a velocità incredibilmente superiori a quelle attuali. E la ricerca si è conquistata una pubblicazione su 'Nature Photonics'. "La possibilità di manipolare le proprietà magnetiche di un materiale è alla base di moltissime applicazioni nella vita di tutti i giorni, come quella di memorizzare informazioni sull’hard disk del proprio computer" spiega Tullio Scopigno, docente di Fotonica presso il dipartimento di Fisica della Sapienza e coordinatore della ricerca.

Finora ciò è stato realizzato utilizzando testine magnetiche di lettura-scrittura, che alterano l’orientazione relativa dei campi magnetici tra diversi domini all’interno di un materiale. In questo modo, viene fornito un contributo all’energia elettrostatica, detto appunto energia di scambio, che codifica il bit di informazione. Il gruppo di ricercatori della Sapienza, in collaborazione con la Radboud University di Nijmegen e il Politecnico di Milano, ha dimostrato come sia possibile modificare direttamente l’energia di scambio, senza necessariamente alterare la struttura magnetica del materiale.

Utilizzando impulsi laser di durata brevissima, quantificabile in miliardesimi di milionesimo di secondo, è stato osservato un aumento dell’energia di scambio, per un tempo limitato alla durata dell’impulso stesso, e dunque estremamente più rapido di quello ottenibile applicando un campo magnetico esterno. La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Photonics, permetterà di raggiungere una velocità di scrittura e memorizzazione incredibilmente superiore a quella odierna. Attualmente il record di densità di informazione su supporto magnetico si attesta a 125 Tera bit per pollice quadrato, ben 50 milioni di volte maggiore del primo prototipo Ibm di disco rigido, datato 1956.

La velocità di lettura con la stessa tecnologia non ha però subito un aumento paragonabile, avendo ormai raggiunto il proprio limite, che è dell’ordine del bit per nanosecondo. "Il risultato sperimentale ottenuto apre nuove prospettive applicative verso la memorizzazione di dati a velocità diecimila volte superiori a quelle realizzabili con le attuali tecnologie -aggiunge Scopino- e costituisce un importante passo avanti nella comprensione del femtomagnetismo, in particolare di quei fenomeni magnetici ultraveloci che non prevedono riscaldamento e dissipazione".

 


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