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28 marzo 2024

Treviso

Due macchine per fare la pizza perfetta: l'inventore è il 15enne Francesco Amatruda

Il giovane studente dell'Itis Planck in due mesi ha ideato e brevettato le macchine: "L'obiettivo è un prodotto con la stessa qualità di una pizza lavorata a mano"

| Isabella Loschi |

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| Isabella Loschi |

Francesco Amatruda

TREVISO - Una macchina che stende la pizza simulando gli stessi movimenti delle mani del pizzaiolo. L’ha inventata a soli 15 anni il trevigiano Francesco Amatruda.

 
“Tutto è partito da una sfida che mi ha lanciato mio padre nel parcheggio della scuola l’anno scorso”, ci racconta Francesco figlio di Antonio Amatruda, titolare della storica pizzeria Da Tonino a Sant’Angelo, che fin da piccolissimo ha messo le mani tra farina, pasta, pomodoro e mozzarella. “Così mi sono messo a studiare le macchine in commercio e in due mesi ne ho brevettate due superando i limiti degli apparecchi oggi in commercio per lavorare la pasta della pizza”.

Francesco, studente al secondo anno dell’Itis Max Planck, che fin da piccolo ha avuto la passione di smontare gli elettrodomestici per ammirarne la loro composizione e costruirvici nuovi giochi e invenzioni, è riuscito ad unire questa passione all’altro grande amore, quella della pizza, trasmessagli dal padre.

Dall’unione delle due passioni ha pensato, sperimentato e progettato due macchinari industriali per la pizza che forniscono un prodotto che ha la stessa qualità di una pizza lavorata a mano.

“Il primo imita i movimenti delle mani nello schiacciamento delle palline di pasta, il secondo fa la stesura finale ispirata all’arte napoletana della pizza, con cornicione e “volo”, spiega il giovane inventore. “In commercio esistono già macchinari che stendono la pasta ma rendono l’impasto stucchevole”. “Le macchine che ho brevettato sono state pensate soprattutto per la produzione delle pizze surgelate o per l’utilizzo in pizzeria”.

Ma Francesco non si ferma certo qui e sta già pensando al prossimo macchinario: “Il terzo sarà per il condimento della pizza”.

 


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Isabella Loschi

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