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23 giugno 2025

Esteri

Donald Trump tende un'imboscata al presidente sudafricano durante un incontro alla Casa Bianca, mostrando un video che denuncia un "genocidio"

Ramaphosa replica: "Non c'è nessun genocidio, sono fake news". Tensione alle stelle tra Stati Uniti e Sudafrica

| Carlo De Bastiani |

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Donald Trump tende un'imboscata al presidente sudafricano durante un incontro alla Casa Bianca, mostrando un video che denuncia un

Un incontro che doveva essere diplomatico si è trasformato in uno scontro senza precedenti. Nello Studio Ovale della Casa Bianca, Donald Trump ha accolto il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa con un’accusa scioccante: “In Sudafrica i bianchi vengono perseguitati, le loro terre confiscate, molti sono uccisi. È un genocidio e il governo non fa nulla”. Ramaphosa, visibilmente sorpreso, ha provato a difendere il suo Paese, ma la tensione era ormai alle stelle.

Il momento clou: luci spente, video-choc e accuse pesanti
Durante la riunione, Trump ha chiesto di abbassare le luci e ha fatto proiettare un video con immagini forti: presunti funerali di agricoltori bianchi, discorsi di politici radicali che incitano alla violenza, foto di persone ferite. “Queste sono le prove di quello che succede in Sudafrica”, ha detto Trump, mostrando anche una pila di articoli di giornale e fotografie di afrikaner insanguinati. “Le loro terre vengono prese, vengono uccisi. E voi non fate nulla”, ha insistito, rivolgendosi direttamente a Ramaphosa.

Il presidente sudafricano, affiancato da celebri golfisti connazionali invitati per stemperare il clima, ha risposto con calma: “Quello che vede non è la politica del nostro governo. In Sudafrica c’è una democrazia multipartitica, anche i partiti estremisti possono parlare, ma sono una minoranza. Il nostro governo è totalmente contrario a ogni forma di violenza o razzismo”.

Dietro le quinte: la legge sulle espropriazioni e la rabbia di Trump
Le tensioni tra i due leader erano già alte dopo che Ramaphosa, a gennaio, aveva firmato una legge che consente al governo sudafricano di espropriare terreni privati senza indennizzo, con l’obiettivo di correggere le disuguaglianze storiche dell’apartheid. La legge, però, prevede che le espropriazioni siano possibili solo in casi di interesse pubblico e dopo il fallimento di negoziati con i proprietari.

Trump e la sua amministrazione hanno definito la legge “razzista” e, come segnale di protesta, hanno tagliato i finanziamenti americani al Sudafrica e espulso l’ambasciatore sudafricano dagli Stati Uniti. Trump ha anche concesso lo status di rifugiati a decine di agricoltori bianchi sudafricani, sostenendo che “fuggono per salvarsi la vita”.

La risposta di Ramaphosa: “Nessun genocidio, solo criminalità diffusa”
Ramaphosa ha ribadito davanti ai media: “Non c’è nessun genocidio in Sudafrica. Sì, ci sono crimini, ma colpiscono soprattutto la popolazione nera. Le immagini che avete visto sono frutto di manipolazioni e di propaganda di piccoli partiti estremisti, non rappresentano la realtà del Paese”.

Ha poi aggiunto: “Se davvero ci fosse un genocidio, nessun bianco sarebbe venuto con me oggi alla Casa Bianca. La nostra Costituzione garantisce diritti a tutti, e il nostro governo lavora per la sicurezza di ogni cittadino, senza distinzioni”.

Un incontro che fa discutere il mondo
L’episodio ha subito fatto il giro dei media internazionali, alimentando il dibattito sulle reali condizioni dei bianchi in Sudafrica e sulle strategie comunicative di Trump. Mentre la Casa Bianca pubblicava il video dell’incontro come “prova di persecuzione”, il governo sudafricano parlava di “fake news” e di “strumentalizzazione politica”.

La relazione tra Stati Uniti e Sudafrica, già ai minimi storici dai tempi dell’apartheid, esce da questo incontro ancora più incrinata. E la domanda resta: quanto c’è di vero nelle accuse di Trump? E quanto, invece, è solo propaganda?


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