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29 marzo 2024

Treviso

Diventa ancora più grande in pandemia il cuore del volontariato

Il Csv raddoppia e opererà anche a Belluno. Franceschini: "Ci auguriamo ne esca una società a disparità ridotta"

| Roberto Grigoletto |

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| Roberto Grigoletto |

Diventa ancora più grande in pandemia il cuore del volontariato

TREVISO - Il Centro servizi volontariato raddoppia e diventa interprovinciale, Treviso-Belluno. Un consorzio che erogherà servizi ad oltre 670 organizzazioni di volontariato e a più di cento enti del Terzo Settore del territorio. Abbiamo rivolto alcune domande al Presidente del nuovo Centro ampliato, Alberto Franceschini.

Quali necessità vi hanno convinto ad arrivare sino a Belluno?

Il CSV Belluno Treviso ETS nasce in applicazione al nuovo Codice del Terzo Settore e secondo quanto disposto dalla Fondazione ONC, l’Organismo nazionale di controllo dei CSV, che ha coordinato la riorganizzazione dei Centri di Servizio del Volontariato. Si è trattata di una fusione alla pari volta a valorizzare entrambe le esperienze territoriali.

Dal vostro osservatorio, quanto sta mordendo questa crisi indotta dal Covid?

Nel mondo del volontariato la crisi sta facendo sentire i suoi effetti più preoccupanti soprattutto sul piano della socialità e mi riferisco ai più fragili, in particolare anziani e persone con disabilità, seguiti dalle nostre associazioni del territorio, finanche alle realtà di promozione sociale fortemente frenate nell’attuazione delle proprie attività da quasi un anno.

Quali le più preoccupanti conseguenze sotto il profilo sociale?

Questa crisi sta colpendo nel profondo le ragioni che inducono la gente a stare assieme e, giunti a questo punto, l’elemento solidaristico che contraddistingue il volontariato appare fortemente compromesso. C’è un’oggettiva preoccupazione per l’effettiva riattivazione di quel circolo virtuoso che ha sempre operato per l’integrazione e l’inclusione sociale delle persone fragili e vulnerabili.

A che cosa si è dedicato principalmente il CSV in questo anno pandemico?

Oltre a lavorare insieme all’ULSS ai piani di zona straordinari per definire e programmare, in modo sistematico e integrato, gli interventi e i servizi sociali e socio-sanitari del territorio, abbiamo formato i volontari per istruirli a intervenire in sicurezza. Ci siamo battuti, inoltre, dapprima per ottenere i tamponi e ora affinché tutti i volontari vengano vaccinati al più presto. Una richiesta, quest’ultima, per la quale attendiamo ancora una risposta.

Che cosa si attende dal punto di vista della ricostruzione sociale del Paese?

Ci auguriamo che dalla pandemia ne esca una società nella quale le disparità possano essere ridotte, un sistema sanitario più capillare e organizzato sul territorio e non solo fondato sulle grandi strutture ospedaliere, un’attenzione maggiore all’ambiente e, soprattutto, confidiamo che vengano valorizzate la scuola e la formazione quali veri elementi fondanti della nostra società.

 


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