Dalla stalla di Trevignano alla malga sul Grappa: farine, conserve e genuinità

La Burlina, dove l’agricoltura è molto più che sociale

| Sara Armellin |

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TREVIGNANO - Quando si parla di “fattorie sociali” ci si riferisce alle aziende agricole che dedicano parte della propria attività a progetti educativi o di inserimento lavorativo con soggetti fragili attraverso attività a contatto con la natura e con gli animali. Questa è la definizione da manuale, che fortunatamente si concretizza nel nostro territorio in molte realtà agricole che svolgono con sensibilità ed impegno questo tipo di attività.

Quasi senza saperlo, l’azienda agricola La Burlina della famiglia Pontello, che si trova in un piccolo angolo di campagna in quel di Trevigiano, fa esattamente ciò: senza riconoscimenti ufficiali o finanziamenti europei, ma con tutta la genuinità e l’amore che solo una madre di famiglia sa infondere nel suo operare quotidiano. Il punto di partenza è infatti Marina, madre di 3 figli maschi: Luca, classe 1990, Andrea, classe 1993 e Nicola, nato nel 1996 con sindrome di down.

Mamma Marina, dal carattere forte e coraggioso e con un innato amore per la natura, forgiato fin dall’infanzia grazie al padre Giuseppe che la portava a trascorrere l’estate in malga sul Grappa, ha fatto quel che poteva per conciliare lavoro, famiglia e esigenze di condurre una vita vera e genuina. Quindi finito il lavoro mattutino, si è sempre dedicata anima e corpo ai suoi figli e alla sua piccola fattoria che, giorno dopo giorno, grazie anche al gran lavoro del marito Claudio, accoglieva sempre più animali per la gioia di Nicola, che tra caprette, oche, conigli e ritmi della natura ha sempre trovato serenità.

Il punto di svolta è arrivato quando Marina ha dovuto prendersi cura del padre Giuseppe, al secolo Bepi Stek, che non era più in grado di badare da sé alle sue vacche burline in quel di Cavaso del Tomba. Detto fatto: nonno e mucche hanno trovato posto nella grande casa e nell’immenso cuore della famiglia Pontello. Non potendo più dedicarsi anche ad un lavoro dipendente, Marina, supportata dal marito e dai figli, ha aperto una Piccola Produzione Locale per poter integrare il reddito attraverso la vendita di quello che da sempre ha prodotto per la sua famiglia: confetture e conserve artigianali e, con i 6 ettari di terra del padre, anche farine scegliendo di coltivare cereali particolari come il Mais Biancoperla, il Mais Maranello, in nero Trevisano e il Gentil Rosso tenero.

Oltre a foraggiare gli animali con cereali di prima qualità, l’azienda agricola produce così farine genuine molto particolari, che vanno a ruba tra panificatori e clienti alla ricerca di sapori antichi e del territorio. Le confetture, tutte realizzate con il classico pentolone nel piccolo laboratorio domestico, sono fatte con la frutta di cortile: melagrane, ciliegie, nespole, cotogne, pesche selvatiche, fragole. Le conserve, con quello che dà l’orto stagionale: zucchine e zucca in agrodolce, radicchio sott’olio, giardiniera. Nella stagione invernale si trovano in vendita anche gli insaccati realizzati con i maiali allevati in casa, mentre animali di bassa corte e uova sono secondo la disponibilità.

Per il momento il prezioso latte della burlina di nonno Bepi Steck è per uso personale, anche se Luca sta già sperimentando il dna di casaro ricevuto in eredità, cimentandosi nella creazione di yogurt e caci che per il momento fa assaggiare solo alla famiglia. Perché in questo piccolo angolo di mondo si respira veramente un aria di vera famiglia allargata, dove le fragilità sono accolte e trovano spazio nelle infinite possibilità che la natura offre.

Purtroppo nonno Giuseppe è mancato da pochi mesi, lasciando nei nipoti la ricchezza di una vita genuina e i saperi di chi è cresciuto sul versante assolato del monte Grappa: qui i Pontello possono anche contare sulla piccola malga, dove da sempre i figli hanno trascorso l’estate e dove tutt’oggi fanno fieno per le bestie di casa, in un modello di piccola azienda agricola a conduzione familiare degno dei migliori manuali. E di certo non per gli introiti economici, ma per l’estremo rispetto dei valori della tradizione e dell’accettazione dei ritmi e della diversità della natura.

 



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Sara Armellin

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