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25 aprile 2024

Vittorio Veneto

Da Re all'attacco del vescovo Pizziolo: "Non vede i reati dei profughi perché vive nel suo castello"

Dura replica del segretario nazionale leghista all'intervista apparsa su L'Azione

| Roberto Silvestrin |

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| Roberto Silvestrin |

Da Re all'attacco del vescovo Pizziolo:

VITTORIO VENETO - La Lega all’attacco del vescovo Corrado Pizziolo. E’ il segretario nazionale Gianantonio Da Re a replicare all’intervista apparsa su L’Azione di domenica 29 luglio, attraverso la propria pagina Facebook. Il tema è quello dei migranti e dell’accoglienza: il vescovo, in una delle sue riposte, ha parlato dell’atteggiamento e dei provvedimenti di un Governo “che non è stato sicuramente sponsorizzato dalle gerarchie della Chiesa cattolica italiana”.

 

Ma è stato sicuramente un altro passaggio dell’intervista a scatenare la decisa reazione dell’ex sindaco di Vittorio Veneto, quello in cui si parla delle azioni del Governo per uscire dall’isolamento in cui l’Italia è stata lasciata in materia di immigrazione. “Non posso fare a meno di osservare che, per raggiungere questo scopo, di fatto si strumentalizza la realtà concreta di tante persone, le quali vengono respinte dopo aver affrontato traversie tremende o vengono fatte sostare giorni e giorni in situazioni disumane – dichiara Pizziolo nell’intervista -. Il rischio è che, per convincere gli altri a collaborare, le nostre mani finiscano per sporcarsi di sangue e di morte. A quel punto non sarà proprio così facile giustificarci davanti alla nostra coscienza, ma neppure davanti alla storia e, tanto meno, di fronte a Dio”. Secondo il vescovo starebbe crescendo, in Italia, “una posizione di rifiuto pressoché pregiudiziale nei confronti di nuove accoglienze”.

 

E il motto “Non vi vogliamo, tornatevene a casa vostra” sarebbe alimentato – sostiene Pizziolo – da una parte dell’esecutivo. Tutto questo non farebbe altro che enfatizzare l’idea dell’immigrazione come pericolo e minaccia, ingigantendo la paura e l’insicurezza. E “creando la convinzione che siamo letteralmente invasi dagli immigrati, i quali ci ruberebbero il lavoro, avrebbero dei privilegi che gli italiani non hanno, farebbero schizzare in alto la delinquenza… e così via. Il che non corrisponde alla realtà: basterebbe guardare i numeri concreti e non fermarsi ai casi singoli che vengono sbandierati in maniera sproporzionata”, riporta il vescovo.

 

Il riferimento alla Lega non è esplicito ma è ovvio. Così il segretario nazionale non ha tardato a scrivere una replica al vetriolo: “Gli italiani (e soprattutto i veneti) sono sempre state persone generose ed accoglienti. Ed oggi, probabilmente, la loro pazienza è quasi finita. Oggi, dopo esser stati picchiati in casa propria da un immigrato irregolare per poche decine di euro o dopo aver visto rincasare la propria figlia malmenata e violentata da un branco di richiedenti asilo, oppure dopo esser stati scaraventati a terra e bastonati da un clandestino per un orologio o poco meno, ecco, forse dopo aver dovuto subire tutto questo hanno perso la pazienza. Le mani, Vescovo, loro se le sporcano di duro lavoro, di fatiche nei capi, nelle aziende, nelle botteghe. Le mani se le sporcano in famiglia e nella loro comunità. Se le sporcano dando una mano al vicino di casa, all’anziano in un istituto o facendo del volontariato nel fine settimana e un pezzo di pane o un po’ di denaro, forse, preferiscono condividerli con il collega che ha perso il lavoro o con un famigliare che non riesce ad arrivare a fine mese”.

 

Da Re ha anche riportato la propria esperienza: “Le vorrei ricordare, sua Eccellenza, che sono figlio di un lavoratore partito per il Belgio, morto di silicosi, e le assicuro che né lui né gli altri migranti si sarebbero mai permessi di commettere i reati che questi ospiti compiono qui in Italia. Per cui, da buon cristiano, rimando al mittente queste sue considerazioni. Ad ogni modo immagino anche che Lei queste rapine, questa delinquenza e tutta questa violenza non possa vederle da vicino, abituato com’è a vivere all’interno del suo Castello”.

 



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Roberto Silvestrin

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