Il Da Ponte sul miglio verde
Come costringere Vittorio Veneto all’acquisto del teatro (visto che non ce l’ha)
VITTORIO VENETO - Dunque da quel che si legge i giochi son bel che fatti e il comune di Vittorio viaggia a passo forzato sul “miglio verde” dell’acquisto del teatro Da Ponte. Nonostante 1) la mancanza di un pubblico confronto sulla questione 2) una informazione lacunosa (non a causa dei giornalisti) e che raggiunge ridotta percentuale di cittadini 3) l’assenza di un tale impegno nel programma di mandato…questo destino accade mentre sta crescendo la certezza che sarà una zappata sui piedi. Già si è scritto di alcuni elementi sostanziali, tra quelli noti, che rendono azzardatissimo un acquisto simile. Tanto azzardato che la Fondazione ben sapendo che nessun imprenditore privato si sognerebbe mai di comprarlo permanendo identica destinazione d’uso, non ha pensato ad un’asta ma a cooptare l’unico acquirente possibile.
Il prezzo, al contrario di quel che si narra, non è una valutazione super partes come potrebbe derivare da un’agenzia immobiliare attiva sul mercato, ma viene da un ente che ha tutto il legittimo interesse a che essa sia la più alta possibile perché ne deriverà maggior introito fiscale. Difatti, guarda caso, la sedicente valutazione “super partes” ha coinciso con quella del venditore stesso che di prassi supervaluta ciò di cui vuol disfarsi. L’aspetto deteriore della questione, almeno per i vittoriesi che nutrono ancora un po’ d’amor proprio, si cela e neanche con gran pudore, proprio fra queste righe. Ciò che non è consono alla nostra più genuina indole e tradizione è infatti che qualcuno ci tenga sotto ricatto e ci costringa a fare qualcosa contro i nostri interessi.
Siamo sotto la spada di Damocle perché una classe politica negligente (per carità di patria definiamola bonariamente così) non ha voluto realizzare un auditorium che fosse nostro e che non ci costringesse a pietire ogni volta e a salato pagamento un teatro altrui. Un teatro, col ridotto già esistente, che si poteva realizzare alla rotonda di villa Papadopoli. La forza del ricatto sta nel fatto che la Fondazione potrebbe dire: bon, non volete comprarlo alle nostre condizioni? e noi vi sfrattiamo sine die e senza eccezioni; il Concorso di Violino il prossimo anno lo farete al sottopasso della bretella Pinto, che ha pure una acustica tonitruante. Ma è filantropica…amica del territorio…non lo dirà mai, se non l’ha già detto…
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