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16 marzo 2025

Castelfranco

Crisi Berco, rinnovata la cassa integrazione per i 150 lavoratori di Castelfranco Veneto

Fim, Fiom e Uilm nazionali lamentano che l’azienda che sta agendo in maniera unilaterale: “Il 13 febbraio, al Ministero, ci aspettiamo una svolta”

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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Berco

CASTELFRANCO VENETO – Crisi Berco, le Federazioni territoriali di Fim e Fiom rendono noto che: “Per i 150 lavoratori dello stabilimento di Castelfranco - sottolinea Massimo Civiero della segreteria Fim Cisl Belluno Treviso - è stata da poco rinnovata la cassa integrazione ordinaria che terminerà ai primi di maggio”. Inoltre, sui due stabilimenti dell’azienda, quello di Copparo in provincia di Ferrara e quello di Castelfranco Veneto si puntualizza: "Precisiamo - aggiunge Massimo Baggio della Fiom Cgil di Treviso - che la vertenza di Copparo è anche la vertenza di Castelfranco e che la soluzione deve trovare risposte per tutti e di continuità e mantenimento occupazionale per quello che viene considerato un sito strategico ma che a oggi si trova in una sorta di limbo”.

Le sigle Fim, Fiom e Uilm nazionali, inoltre, ribadiscono la volontà di sostenere la lotta dei lavoratori Berco: “Lotta discussa, condivisa e decisa in assemblea col metodo del confronto metodo non conosciuto dal management Berco! Fim, Fiom, Uilm comunicano, viste le scelte operate dal management per conto della multinazionale tedesca ThyssenKrupp di continuare ad agire unilateralmente col metodo del ricatto nei confronti dei lavoratori, l’indisponibilità al confronto per inaffidabilità della controparte. È paradossale che l’unica mediazione sulle uscite volontarie si sia ottenuta con un “commissariamento” delle relazioni da parte del Ministero. Dall’incontro del 13 febbraio prossimo convocato presso il Mimit ci aspettiamo finalmente una svolta! ThyssenKrupp decida di venire in Italia a discutere del futuro dell’azienda! Se così non sarà con i lavoratori saremo pronti a qualsiasi mobilitazione, di qualunque tipo, che sia in azienda, a Roma o a Duisburg! Non può essere che l’incapacità decisionale della dirigenza e/o le scelte finanziarie della multinazionale siano pagate dai lavoratori con la disoccupazione e la rinuncia al salario!”.
 


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