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20 aprile 2024

Treviso

Crisi e acquisizione di cittadinanza: calano gli stranieri a Treviso

Alla fine del 2015 nella Marca si contavano 94.397 stranieri

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TREVISO - In provincia di Treviso calano gli immigrati, ben 4.560 persone in meno rispetto al 2014. Per il terzo anno consecutivo il numero totale di residenti stranieri diminuisce: a fine 2015 si contavano complessivamente 94.397 persone. Questi i dati emersi dal “Report sulla presenza e sulla distribuzione degli immigrati in provincia di Treviso” elaborato da Anolf Cisl, Caritas, Migrantes e la cooperativa La Esse, con l’apporto di Veneto Lavoro e presentato oggi nella sede Cisl di Treviso.

Se da un lato diminuisce il numero di stranieri, si evidenza un vero e proprio boom nell’ultimo anno di cittadini stranieri o figli di coppie extracomunitarie che hanno ottenuto la cittadinanza italiana: nel 2015 in provincia di Treviso sono 6.515 (+148%), circostanza - spiegano i curatori del dossier - che contribuisce a far diminuire di 4.560 il numero di stranieri residenti sul territorio, perchè di fatto “usciti” dalla statistica relativa ai cittadini stranieri. “Attenzione però a non trarre conclusioni troppo affrettate circa un aumento della stanzialità e dell’inserimento dei migranti nel territorio italiano - sottolinea l’Anolf - a fronte del permanere delle difficili condizioni del mercato del lavoro, l’acquisizione della cittadinanza italiana spesso si traduce nella maggior facilità a riprendere il progetto migratorio e a cercare lavoro fuori dall’Italia”.  

Rumeni (20.144 residenti) e marocchini (9.608) seguiti dalla comunità albanese (8.530), sono le tre nazionalità più presenti sul territorio. Rispetto al 2014, fra i primi 10 gruppi nazionali, crescono leggermente solo i cinesi (+0,5%, pari a +45 persone) e gli ucraini (+1,7, pari a +62 persone), mentre calano tutti gli altri. Come lo scorso anno, Mansuè si conferma come primo Comune per incidenza (19,8% complessivo e 30% di minori stranieri sul totale minori), seguito da Cimadolmo (17,2%) e Ponte di Piave (17,2%).

Sotto il profilo demografico, la provincia di Treviso sta invecchiando perché mentre la denatalità fra le famiglie italiane fino al 2012 è stata compensata dalla nascita di un numero maggiore di figli fra le coppie straniere, da allora in poi la diminuzione ha interessato anche i nuovi arrivati. Per la prima volta, cioè, nel 2015 in provincia di Treviso i morti sono stati più numerosi dei nati, nonostante il saldo positivo di 1.400 unità degli stranieri, e nel complesso il trevigiano ha perso circa 1000 abitanti. Il fenomeno, hanno sottolineato gli osservatori, determina "l'aumento della dipendenza degli anziani sulle forze lavoro" e, di conseguenza, il crearsi di "un sistema socio economico e di welfare in crescente sofferenza".

Sul fronte dell’occupazione l’anno scorso ha segnato un sensibile miglioramento dando il via ad un primo recupero delle posizioni occupazionali complessivamente perse. Secondo i dati del Sistema informativo lavoro veneto nel 2015 il bilancio di fine anno è positivo, con un aumento delle posizioni di lavoro in essere di oltre 7 mila unità. Gli andamenti positivi hanno interessato sia la componente italiana (+5.330 unità) sia quella straniera (+1.815 unità). Anche tra gli stranieri, il saldo positivo delle posizioni di lavoro dipendente registrato nel 2015 ha interessato in maniera più decisa la componente maschile (+1.200 unità) impiegata soprattutto nei settori dell’agricoltura (47%) e nei comparti del terziario (17%), dove il lavoro degli stranieri risulta fondamentale per coprire la domande.

In provincia di Treviso, ad oggi, sono una trentina i profughi che dopo aver ottenuto il riconoscimento di status di rifugiato, protezione sussidiaria o umanitaria hanno trovato un lavoro: "Si tratta per lo più di opportunità d'impiego a tempo determinato nel settore dell' agricoltura, della ristorazione e dell'industria lasciate completamente scoperte dai lavoratori italiani", spiega la coordinatrice di Caritas tarvisina.

 


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