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18 aprile 2024

Cronaca

Crisanti su Covid: “La zona rossa funziona, quella gialla come in Veneto, meno”

"Si riaprono di nuovo le scuole al buio. Credo sia inaccettabile"

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Il professor Andrea Crisanti

VENETO - "Da queste misure abbiamo imparato che le zone rosse funzionano, mentre le zone gialle funzionano meno bene, specialmente se la zona gialla applica misure di sorveglianza e contenimento sbagliate, come ad esempio il Veneto". Lo ha detto il prof Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia dell'Università di Padova, intervendo a "Sky TG24".

"Il Veneto - ha aggiunto - è rimasto zona gialla e questo è stato considerato come una specie di premio, una medaglia, un lustrino con cui dimostrare che si era bravi. Sono state applicate misure di sorveglianza basate sui tamponi rapidi, che di fatto non sono adatti a questo scopo, e hanno permesso che la maggior parte delle Rsa del Veneto si infettassero".

Secondo Crisanti: "per proteggere comunità come anziani e ospedali non si possono utilizzare test rapidi, che hanno una sensibilità del 30%, ogni dieci positivi ne mancano tre. Una volta che una persona infetta entra dentro fa una strage".

Quanto ai 21 parametri utilizzati per la determinazione delle zone di rischio del contagio, Crisanti si è detto convinto che "dovrebbero essere cambiati, ci sono segni che questo accadrà. Verrà dato molto più peso al numero dei casi giornalieri e al valore dell'Rt".

Se c'è già stato l'inizio della terza ondata di Covid: "lo sapremo tra una settimana o due. In questo momento - ha proseguito Crisanti - i dati che abbiamo sono tutti falsati dal numero di tamponi fatti, che in queste settimane hanno avuto un andamento erratico a causa delle festività. Per capire quello che è successo durante le vacanze dovremo aspettare sette o otto giorni".

"Si riaprono di nuovo le scuole al buio. Credo sia inaccettabile che dopo quattro mesi dall'implementazione delle misure di contenimento ancora non abbiamo dati per capire se hanno funzionato o meno". Il professor Andrea Crisanti si è espresso così intervenendo sulla ripresa delle lezioni in Italia.

Lo scienziato, ordinario di microbiologia all'Università di Padova, ha lanciato in questo senso una proposta: "Io prenderei un distretto scolastico in ogni zona, gialla, arancione o rossa, e aspetterei 20 giorni per vedere quello che succede. Aprirei le scuole in una provincia per vedere se queste misure funzionano, perché così abbiamo dei numeri. In queste aree farei test rapidi, questa volta, a tappeto, per capire se il virus si trasmette, così avremmo dei numeri per capire cosa dobbiamo fare".

 



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