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19 marzo 2024

Montebelluna

Covid a Montebelluna: “Avrei piacere d’incontrare i sanitari che si lamentano”

Il vicesindaco di Montebelluna, Elzo Severin, chiede un incontro e promette di garantire loro l’anonimato

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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| Ingrid Feltrin Jefwa |

ospedale di Montebelluna

MONTEBELLUNA – Le dichiarazioni di un gruppo di medici e infermieri dell’ospedale di Montebelluna che lamentano gravi difficoltà nel poter svolgere il loro lavoro, per fronteggiare il Covid ha messo in luce posizioni differenti a livello istituzionale. L’Ulss ha, infatti, negato che si sia venuta a creare questa situazione.

Sulla questione abbiamo interpellato anche il vicesindaco di Montebelluna, Elzo Severin, nella sua veste di reggente. Va rammentato che solo sabato aveva dichiarato che ci sono stati seri problemi anche nella gestione delle salme e in precedenza che nell’ospedale cittadino medici e infermieri si sono ammalati in numero considerevole.

“Purtroppo – aveva infatti, scritto Severin -, il numero di medici, infermieri ed operatori socio-sanitari contagiati è considerevole ed è nostro dovere cercare di evitare in qualsiasi modo sia di mettere ulteriormente a rischio questo personale prezioso, sia di mettere in crisi la struttura ospedaliera, già fortemente provata dall’emergenza”.

Ma ecco cosa ci ha ora dichiarato: “Questo succede in tutti gli ospedali dopo bisogna vedere se questi medici e infermieri che si sono ammalati, il Covid lo hanno preso a casa o in ospedale. Spesso sono contagiati dai figli. Come dice Zaia solo l’1, qualcosa % dei sanitari ha preso il Covid in ospedale. Devo fare fede a quanto mi dice l’Ulss. Dopo il vostro articolo Benazzi mi ha telefonato e mi ha mandato anche la copia della replica”.

Quanto alle difficoltà a gestire le salme, tema sul quale dal municipio sabato era giunto il seguente comunicato: “Il primo cittadino di Montebelluna, Elzo Severin, assieme alla direzione sanitaria del distretto di Asolo dell’Ulss, esprimono riconoscenza alla Protezione civile di Montebelluna e alle pompe funebri della zona grazie alle quali nei giorni scorsi è stato possibile una tempestiva gestione delle salme dell’ospedale San Valentino. Va infatti sottolineato che il numero di decessi ha reso necessario l’utilizzo temporaneo della cappella del cimitero maggiore di Montebelluna dove alcune salme sono state ospitate prima di eseguire il rito funebre”.

Viceversa, ora Severin puntualizza che: “Non c’è stata nessuna difficoltà. Purtroppo, abbiamo un piccolo obitorio costruito per un bacino d’utenza da 130mila persone ed ora che ne serviamo 250mila può capitare che non ci sia posto. Di sicuro anche altre volte sarà successo di usare la cappella del cimitero – Quante? Abbiamo chiesto –. Sicuramente tante volte”.

Al sindaco reggente abbiamo domandato anche quali possono essere, a suo parere, le ragioni che hanno indotto un gruppo di sanitari a fare le dichiarazioni odierne: “Credo siano dichiarazioni legate allo stress. Comunque non voglio entrare nel merito, il direttore mi ha girato il suo comunicato e io lo condivido. Quando lavoravo io come medico facevo anche turni di 48 oro e può capitare che quando si è stanchi di si dicano certe cose”.

Rispetto al fatto che a fare le affermazioni sia stato un gruppo di professionisti qualificati che ha scelto l’anonimato per timore, Severin aggiunge: “Avrei piacere di incontrare queste persone. Io non sono l’Ulss non occorre che mi dicano nome e cognome, io non sono il loro datore di lavoro, sono tutto il giorno in municipio se vogliono venire a parlare con me”.

 


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