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24 aprile 2024

Castelfranco

Costituito il comitato “No ecomostro”, scatta la petizione

Presentati anche gli esposti in Procura e Corte dei Conti. Contrario anche Don Claudio Miglioranza: «Basta cemento»

| Matteo Ceron |

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| Matteo Ceron |

CASTELFRANCO È stato costituito il comitato “No Ecomostro”, riunisce i contrari all’insediamento di Rotocart tra via Sile e via Lovara. Lunedì sera c’è stato un partecipato incontro sul tema nel centro culturale di Campigo, erano presenti esponenti politici di vari gruppi di opposizione, ma anche tanti cittadini comuni, soprattutto delle zone più vicine all’area interessata.

Il comitato ha deciso di far scattare una petizione per raccogliere firme contro il progetto già da questo fine settimana: gli attivisti saranno in piazza Giorgione sabato con un banchetto. Seguiranno altre azioni di sensibilizzazione che saranno programmate.

Intanto il gruppo consiliare Pd-Lista Sartor ed i consiglieri Loris Stocco (Vivere Castelfranco) ed Elena Magoga (indipendente) hanno presentato degli esposti in Procura e alla Corte dei Conti in cui sottolineano come dal loro punto di vista ci siano state della anomalie nel modo in cui è stata indetta l’asta. La vendita del lotto è prevista per il prossimo 7 novembre, partendo da una base d’asta di 5,3 milioni di euro.

Tra i presenti l’altra sera c’era anche Don Claudio Miglioranza, schieratosi col fronte del “no”. «Qui si parla di altro cemento - ha affermato Don Claudio Miglioranza - I cittadini saranno “espropriati” di altra terra, di un'area che doveva essere dedicata a servizi ed invece vogliono fare industriale. Serve un comitato che mobiliti anche l'intera cittadinanza».

Intanto da parte del titolare di Rotocart, la ditta di Piombino Dese che dovrebbe insediarsi nell’appezzamento al centro della polemiche, arrivano delle precisazioni sul tipo di impianto da realizzare. Non si tratta di una cartiera, dove si produce carta, ma di un “converting” per la trasformazione di bobine madri in prodotti in carta da commercializzare, come fazzoletti, carta igienica e quant’altro.

«Il progetto prevede venga realizzato un “converting” – spiega Giuliano Gelain – Diversamente che in una cartiera, dove effettivamente si produce carta, in questo tipo di impianto viene lavorata la carta. Vuol dire che arrivano delle bobine, che poi vengono trasformate in prodotto finito, come carta igienica, fazzoletti etc. Le bobine madri arrivano da cartiere in Europa e vengono ridotte in carta da commercializzare, senza consumare acqua e senza produrre inquinamento, né dell’aria, né della terra. Si tratta di un’industria pulitissima. Noi ne abbiamo già due di questo tipo, non fanno nemmeno rumore ed abbiamo della abitazioni a trenta metri di distanza con cui non abbiamo mai avuto problemi.

Non viene fatto nulla di interrato, come mi è capitato di leggere, e non viene prelevata acqua: l’unica che viene utilizzata è quella per i servizi igienici dei dipendenti come in qualsiasi altra fabbrica. Riguardo gli scarti di lavorazione, inoltre, si tratta di carta inviata ad altre cartiere per essere lavorata per altre tipologie di prodotto, come ad esempio scatoloni».

 



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Matteo Ceron

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