TREVISO - Appena uscita, tre giorni fa, la circolare del ministero con le indicazioni operative e subito i centralini dei sindacati sono stati intasati dalle telefonate di maestre e professori: “Ce la faccio ad andare in pensione questa volta?”. Dimissioni dalla scuola per Covid, si potrebbero definire. Numerosi i docenti che bramano di terminare il rapporto di lavoro. Preoccupati certamente per un contagio sempre in agguato. Ma sinceramente anche provati da una scuola che, dalla sera alla mattina, ha cambiato pelle, con la didattica a distanza prima, con quella digitale integrata poi, e ora di nuovo (per le superiori) con la DaD.

I conti degli anni di servizio e il conto alla rovescia per rimanere a casa dal prossimo 1 settembre sono già iniziati: c’è tempo fino al 7 dicembre per presentare la domanda (i dirigenti scolastici fino al 28 febbraio). La procedura si deve seguire ovviamente sul web, su “Polis, istanze on line” nel sito dell’istruzione. In quiescenza ci potrà andare chi avrà compiuto 67 anni al 31 agosto 2021 con un minimo di 20 anni di servizio (pensione di vecchiaia d’ufficio e pensione di vecchiaia a domanda). Sono contemplare però anche altre possibilità: l’anticipo per le donne che maturino i requisiti al 31 dicembre 2021, e cioè 41 anni e 10 mesi, mentre agli uomini servirà un anno in più; l’opzione donna (calcolo totalmente contributivo) per le dipendenti nate entro la fine del 1961: cinquantotto anni di età e 35 o più anni di lavoro; quota cento: 62 anni e 38 di servizio. Infine potranno salutare l’asilo le maestre di 66 anni e minimo 30 anni di insegnamento: è la cosiddetta pensione di vecchiaia per i docenti della scuola dell’infanzia.

Se l’esodo che si preannuncia sarà confermato, il nuovo anno scolastico – che si spera almeno non con il Covid – inizierà con un problema non da poco. Se infatti l’uscita di molti docenti è fisiologica, più o meno quantificabile e quindi prevedibile, numerose risulteranno le cattedre scoperte perché il Covid e i lockdown localizzati hanno bloccato tutti i concorsi previsti – alcuni peraltro già in corso di svolgimento – per l’assunzione in ruolo dei nuovi docenti. Se la pandemia non mollerà la presa, il 2020-21 per la scuola italiana sarà doppiamente critico.