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29 marzo 2024

Treviso

Coronavirus, il Vinitaly slitta al 2021

La fiera scaligera, nelle scorse settimane, aveva già deciso di riposizionare a giugno la 54/a edizione

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L'emergenza Coronavirus ferma anche il Vinitaly di Verona. La grande rassegna del vino non si terrà quest'anno, ma è stata posticipata al 2021, dal 18 al 21 aprile. Lo ha deciso il cda di Veronafiere, a causa del perdurare dell'allerta sanitaria.

La fiera scaligera, nelle scorse settimane, aveva già deciso di riposizionare a giugno la 54/a edizione di Vinitaly. Adesso il rinvio al 2021, assieme alle concomitanti Sol&Agrifood ed Enolitech.

 

"Il perdurare dell'emergenza coronavirus a livello nazionale - ha detto il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese - e la più recente propagazione dello stesso a livello europeo, oltre al susseguirsi dei decreti urgenti della presidenza del Consiglio dei ministri hanno reso improcrastinabili alcune decisioni".

Per questo oggi il cda si è riunito in veste straordinaria per "la ridefinizione di obiettivi, strategie e investimenti per la messa in sicurezza dei prodotti, al servizio della propria clientela e del business dei settori correlati".

 

In accordo con le organizzazioni di filiera, Vinitaly, Sol&Agrifood ed Enolitech - ha spiegato il direttore generale Giovanni Mantovani "si spostano quindi al prossimo anno. Per questo, oltre a lavorare sugli eventi internazionali, con investimenti straordinari, Vinitaly Chengdu, Vinitaly China Road Show, Wine South America, Vinitaly Russia, Wine To Asia e le iniziative della Vinitaly International Academy, Veronafiere si mette a disposizione del settore e del sistema della promozione per considerare la realizzazione di un evento innovativo il prossimo autunno a servizio delle aziende".

 

La spa veronese ricorda che l'emergenza coronavirus ha avuto un impatto dirompente anche sull'industria fieristica europea. Ad oggi, sottolinea, sono oltre 200 le manifestazioni sottoposte a revisione di calendario, con una perdita complessiva che sfiora i 6 miliardi di euro e 51.400 posti di lavoro a rischio, senza considerare l'indotto e la perdita di 39 miliardi di euro di export generate dalle rassegne internazionali. Veronafiere, organizzatore diretto delle proprie rassegne, "ha dovuto necessariamente riposizionare nel giro di due settimane un calendario di eventi che ne conta circa 70 in programma nel corso dell'anno tra Italia ed estero, alcuni fortemente radicati nella loro stagionalità". 

 



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