Coronavirus, i contagi in Veneto scendono ma non più come prima. "Abbiamo ripreso la vita normale troppo velocemente"
Il medico Beltramello: "E' stato un errore aver mostrato una certa superficialità nelle distanze, nell’uso della mascherina e nel lavarsi le mani"
I contagi in Veneto continuano a calare, è vero, ma non più come prima. E il governatore Luca Zaia non ne ha fatto mistero, nei giorni scorsi: “La preoccupazione è legata al fatto che la curva continua il calo, ma non con la stessa accelerazione di prima, per molteplici motivazioni. Qualcuno definisce questa recrudescenza come quella di Pechino, ma non è così".
E’ passato esattamente un mese dall’apertura di bar e ristoranti, e qualcosa – a partire da quella data – è cambiato, per quanto riguarda il trend dei casi positivi. "Non voglio inquietare nessuno, ma ho l'obbligo di dire come stanno le cose: il nostro modello matematico rileva che dal 18 maggio, giorno di riapertura di bar e ristoranti, c'è stato sempre un calo dei casi positivi, ma con una progressione inferiore a prima, in pratica da quella data la curva di discesa si è appiattita, anche se sta sempre scendendo e continua il trend negativo di positivi", ha reso noto Zaia qualche giorno fa.
È inevitabile quindi che nel mirino finiscano i comportamenti di clienti e gestori dei locali, dove capita che non vengano rispettate le distanze di sicurezza e l’obbligo di indossare la mascherina. Abbiamo ripreso troppo velocemente la nostra vita “normale”? “Assolutamente sì – risponde Claudio Beltramello, medico di Castelfranco -. In questo momento dovremmo invece accompagnare la fase finale dell’epidemia, facendo attenzione a non trasmettere il virus”.
Le epidemie – spiega l’esperto, che per 4 anni ha lavorato anche in Africa, affrontandone di importanti – nella loro fase calante perdono forza. “Ma non è una cosa irreversibile – continua Beltramello, che è anche consigliere comunale del Partito Democratico a Castelfranco -. Se si dà il liberi tutti troppo presto il virus può ritrovare aggressività, virulenza, capacità di infettare e fare male”.
Continuare con la chiusura era – da tutti i punti di vista – insostenibile. Ma dopo la riapertura si è assistito, in molti casi, ad una specie di ritorno ad abitudini pre-covid, come se nulla fosse. “E’ stato un errore aver mostrato una certa superficialità nelle distanze, nell’uso della mascherina e nel lavarsi le mani con il gel igienizzante”, sostiene il medico.
“Non è stato sbagliato riaprire – aggiunge -, ma bisogna mantenere elevata l’attenzione”. E il paragone del medico è assolutamente calzate: siamo come un maratoneta arrivato stremato ad un chilometro dal traguardo, a cui vengono date due alternative. O si completa la corsa, oppure ci si ferma, ma il giorno dopo bisogna fare altri 42 chilometri di corsa. “Cosa sceglieremmo?”