Coronavirus: basta caffè al banco nei bar, solo servizio ai tavoli. Ma sale la protesta: "E' una cavolata"
Titolari e baristi in imbarazzo con il nuovo decreto del Governo
Riccardo Da Boit con il figlio Giosuè
VITTORIO VENETO/CONEGLIANO - I gestori dei bar sono a dir poco in imbarazzo con il nuovo decreto del Governo sul Coronavirus.
Perché? Da ieri si possono servire solo i clienti che si sono seduti ai tavoli, e non più quelli che si fanno dare il caffè (o altro) al bancone. Misure per evitare e frenare il contagio, che però stanno creando qualche difficoltà a baristi e imprenditori del settore. E c’è chi definisce questo specifico provvedimento “una cavolata”: è Riccardo Da Boit, titolare della Caffetteria Goppion in centro a Vittorio Veneto.
“Come facciamo a obbligare le persone a sedersi? - chiede -. E’ anche una forma di cortesia verso i nostri clienti. E poi, che differenza fa se uno si siede o rimane al banco? Io devo servirlo e devo avvicinarmi lo stesso. Capisco un ristorante, ma un bar è diverso”. Da Boit ha ammesso di aver riscontrato un calo di lavoro da quando è iniziata l’emergenza Coronavirus.
“Ben vengano le misure dal punto di vista igienico – continua il titolare -, ma c’è un limite a tutto. Qui si sta creando una crisi che non si è nemmeno in grado di quantificare”. La stragrande maggioranza dei clienti giornalieri, tra l’altro, “passa” per un caffè al volo, spesso bevendolo di fronte al bancone del bar. Ora il decreto impone - oltretutto - la distanza “di sicurezza” di un metro tra un cliente e un altro, una volta seduti ai tavoli dei bar. E anche a Conegliano c’è un discreto smarrimento.
“Abbiamo visto il decreto tra ieri sera e stamattina – spiegano dallo storico “Caffè al Teatro” di Piazza Cima, a proposito del divieto di servizio al banco -. Non è facile, non sappiamo come comportarci”. E anche nel centralissimo bar si è notato un calo di avventori: “Di sera i ragazzi escono ugualmente, il problema è di mattina e durante la giornata”.