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18 aprile 2024

Treviso

Convegno a Treviso per commemorare Tina Anselmi a un anno dalla scomparsa

Presenti anche Vincenzo Scotti e Pierluigi Castagnetti

| Davide Bellacicco |

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| Davide Bellacicco |

Convegno a Treviso per commemorare Tina Anselmi a un anno dalla scomparsa

TREVISO- A un anno dalla scomparsa, si inizia a studiare l’esempio di una delle più apprezzate “madri della Repubblica”: la castellana Tina Anselmi.

Occasione, un incontro, molto partecipato, tenutosi ieri mattina a Palazzo dei 300, a Treviso. Presenti le autorità civili e militari, fra cui il sindaco di Treviso, Giovanni Manildo che ha parlato di «Segni tangibili di buona politica» lasciati al Paese e il Presidente della Provincia, Stefano Marcon, anche in veste di primo cittadino di Castelfranco. Il Prefetto Laura Lega, ritornando con la memoria alla sua esperienza presso il Ministero del Lavoro, ha invece inteso sottolineare l’affetto con il quale la parlamentare è ancora oggi ricordata in quella amministrazione.

 

Nell’incontro, moderato dal Presidente dei Giornalisti Cattolici del Veneto, Angelo Squizzato e ideato dal vicedirettore di OggiTreviso, Piero Panzarino, si sono succeduti i testimoni che hanno conosciuto una stagione politica, potendola ora raccontare, ciascuno dalla propria prospettiva, dall’ex ministro, Vincenzo Scotti all’ultimo segretario dei Popolari, Pierluigi Castagnetti, che con Tina Anselmi ha condiviso l’impegno politico nella corrente democratico cristiana morotea.

 

Panzarino ha ricordato la stima e il rispetto per le virtù della persona, riconosciute da tutte le forze politiche, anche le più distanti, in una stagione in cui il dibattito pubblico era dominato da steccati. Ha ripreso i suoi interventi al tempo dell’inchiesta P2 e la lettera al settimanale diocesano vittoriese L’Azione, nella quale l’allora Ministro della Sanità Anselmi spiegava la sua firma alla legge sull’aborto, una legge che pure aveva visto il suo voto contrario, in ferma coerenza con le sue idee e il suo credo cristiano ma che, ciononostante, aveva ottenuto l’avallo del Parlamento, sicché neanche le sue dimissioni di ministro avrebbero potuto alcunché.

 

Nelle relazioni di Scotti e Castagnetti, il filo comune di una pregnante riflessione: la corrente morotea non ha mai vantato grandi numeri, è stata per lungo tempo l’interprete di una cultura politica innestata nella storia del cattolicesimo italiano da studi e riflessioni sui grandi pensatori. Il moroteismo è stato discernimento, cultura e non a caso vantava fra le fila della corrente intellettuali di indubbio spessore. Ebbene, Tina Anselmi non era che una maestra, la giovane staffetta “Gabriella” della Resistenza che sceglie di dire sì ad una proposta, meglio ancora ad una visione e la fa sua. La sua posizione politica non nasce da un’elucubrazione intellettuale ma da una scelta di vita: vede le atrocità della guerra e sceglie, raggiungendo per vita vissuta, dal basso, quelle stesse convinzioni di quei grandi.

 

Nell’intervento dello storico Ivano Sartor, l’affresco degli incarichi politici: prima donna italiana in un governo, a lei si deve l’affermazione del diritto universalistico alla salute con la storica riforma che introdusse il Sistema Sanitario Nazionale, ancora oggi, dopo radicali riforme e malgrado le criticità ben note, un fiore all’occhiello del welfare italiano apprezzato nel mondo. Donna di spiccata integrità morale, fu chiamata a presiedere la Commissione Bicamerale d’Inchiesta sulla loggia massonica P2. Politico di livello più nazionale che locale, fu deputata fino al 1992, quando il doroteo Bernini, pretendendo la candidatura nel collegio castellano, feudo DC, ottenne dalla segreteria Forlani che la rivale fosse candidata al Senato nel collegio opitergino, assai a rischio, scelta che, nell’anno dell’exploit leghista, finì per pregiudicare l’elezione della Anselmi che da allora, consapevole anche che i tempi erano mutati e, con essi, anche il modo di approcciare l’elettorato (di lì a breve sarebbe iniziata quella cosiddetta Seconda Repubblica che oggi non gode più del favore neanche dei detrattori, a torto o a ragione, della Prima), preferì ritirarsi dalla politica attiva, pur continuando a non far mancare la propria disponibilità, partecipando a commissioni nazionali di particolare rilievo.

 

Al segretario provinciale Cisl, Franco Lorenzon il compito di ricordare l’impegno per le filandiere e il tessile di un grande personaggio formatosi politicamente nel sindacato (fu tra le fondatrici della Cisl Trevigiana al tempo della scissione dei cattolici dalla CGIL cd. Unitaria) e, come avrà modo di evidenziare Castagnetti, nelle fila dell’Azione Cattolica, un impegno ecclesiale (fu membro della Presidenza Diocesana di AC per il settore giovani), che conferma una vita interamente orientata al dedicarsi all’altro, alla comunità, la vita di una «Donna dalla fede semplice ma incrollabile come è la fede del popolo», secondo le parole del direttore di Vita del Popolo, mons. Lino Cusinato, suo parroco a Castelfranco.

 

In Tina Anselmi la prova che esiste ed è possibile vivere la politica in modo diverso dalla narrazione di questo tempo di sfiducia. Si può e si deve trovare la via per vivere una vocazione al servizio che nella sua poliedricità, in fondo, abita il cuore di ciascuno. D’altronde, ripeteva la Signorina, «L’importante è esserci, per cambiare le cose».

 


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Davide Bellacicco

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