Consulenti del lavoro e Ispettori uniti per la legalità
Siglato il protocollo d’intesa asse.co.
| Claudio Bottos |
LAVORO - Nel 2014 nasce, da parte dei consulenti del lavoro l’Asse.Co. (l’asseverazione della regolarità contributiva e retributiva delle imprese). A marzo 2016, è stato sottoscritto il protocollo, tra il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro e l’Ispettorato nazionale del lavoro, con validità quinquennale, con gli obiettivi di contrastare il lavoro irregolare e sommerso, sensibilizzare imprese, lavoratori ed operatori del mercato del lavoro sulle criticità derivanti da pratiche di dumping contrattuale e sociale, appalti irregolari, somministrazione ed intermediazione illecite, fenomeni di caporalato ed utilizzo distorto dell’istituto della cooperativa. L’intesa si prefigge di creare un “Osservatorio nazionale per la legalità” che diventi fulcro nevralgico per la corretta regolamentazione del mondo del lavoro, l’analisi delle problematiche e lo sviluppo di iniziative volte alla tutela dei lavoratori. L’accordo si pone in continuità con l’impegno profuso negli ultimi anni dalla Categoria dei consulenti del lavoro nel denunciare ed osteggiare tutti quei fenomeni elusivi che destabilizzano il mercato del lavoro.
Il riferimento è, in particolare, alle segnalazioni effettuate dal Consiglio nazionale dell’Ordine al Ministero del Lavoro sulle attività di appalto irregolari realizzate da cooperative spurie, che propongono forti risparmi sul costo del lavoro. L’allora Presidente Marina Calderone ora Ministro del Lavoro aveva dichiarato: siamo a fianco delle imprese per favorirne la crescita nel rispetto delle regole del mercato del lavoro e siamo impegnati a promuovere la cultura della legalità tramite la certificazione dei contratti e l’Asse.Co. (l’asseverazione della regolarità contributiva e retributiva delle imprese). Tal accordo era stato rinnovato nel 2021, con validità biennale, con la partecipazione dell’allora Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Andrea Orlando e del Capo dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, Bruno Giordano, che nei due anni e mezzo del loro operato non ne hanno modificato i contenuti in virtù del fatto che la collaborazione tra Enti di diritto pubblico nasceva per creare circuiti virtuosi di legalità. Il 29 marzo 2023, il protocollo tra Consulenti del Lavoro e l’Ispettorato nazionale del lavoro è stato nuovamente rinnovato, con l’unica differenza che, l’allora presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro questa volta è il ministro del Lavoro. Appare alquanto bizzarro che, solo ora, due dirigenti sindacali, Veronesi della UIL e Landini della CGIL, si siamo scagliati contro il protocollo d’intesa. La domanda viene spontanea, perché ora e non prima? Il consiglio nazionale dei consulenti del lavoro e tutti i CPO (consigli provinciali) per il tramite dei loro presidenti hanno sottoscritto e divulgato una lettera aperta (leggi sotto), contro le posizioni dei due sindacalisti, che si può leggere qui. A volte una domanda contiene più di una risposta. Sotto la lettera aperta del consiglio nazionale dell’ordine dei Consulenti del lavoro, sottoscritta dai presidenti dei consigli provinciali.
di Claudio Bottos (Consulente del lavoro e di direzione strategica aziendale)
Lettera aperta dei Consulenti del lavoro di tutti i Consigli provinciali nazionali, sottoscritta da ciascun presidente
I CONSULENTI DEL LAVORO PROMOTORI DEL LAVORO REGOLARE
Protocolli d’intesa con l’Ispettorato Nazionale del Lavoro esistenti e funzionanti da anni. Rispedite al mittente tutte le pretestuose polemiche.
I Consulenti del Lavoro rispediscono al mittente le pretestuose polemiche create ad arte, dopo il rinnovo dei Protocolli d’intesa con l’Ispettorato Nazionale del Lavoro. Dopo tanti anni di impegno sul fronte della legalità nel mondo del lavoro e di diffusione della cultura del rispetto delle regole, dover leggere le palesi mistificazioni della verità, pubblicate da due sindacati, fa comprendere come a livello nazionale siano in atto azioni politiche e non sindacali. L’ordinamento dei Consulenti del Lavoro, ente di diritto pubblico non economico, è stato e sarà baluardo a difesa del lavoro etico e regolare. Come durante la pandemia, quando 8 milioni di lavoratori hanno percepito i sussidi previsti grazie all’instancabile opera degli stessi professionisti. Oppure come nel contrasto al fenomeno della somministrazione fraudolenta e dei contratti d’appalto illeciti, che ha visto i Consulenti del Lavoro in prima linea nel denunciare gli abusi e sostenere le azioni di vigilanza dell’Ispettorato, al fianco di lavoratori e imprenditori, a difesa del lavoro regolare. Li c’erano e ci sono i Consulenti del Lavoro. Arrivare, poi, a contestare i contenuti di Protocolli che mirano a sostenere e diffondere il lavoro regolare, il contrasto alla diffusione dei “contratti pirata” e a qualsiasi forma di sfruttamento del lavoro è un ossimoro. Peraltro, queste polemiche sono intempestive e avrebbero dovuto sorgere negli anni scorsi. Perché un’altra delle mistificazioni che va evidenziata è che i Protocolli rinnovati vigono senza soluzione di continuità da almeno dieci anni. Sottoscritti con Ministri di qualsiasi colore politico, perché la cultura della legalità non ha bandiere. Non a caso l’ultimo Protocollo Asseco è stato rinnovato 2 anni fa, nel marzo del 2021, con la partecipazione dell’allora Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Andrea Orlando e del Capo dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, Bruno Giordano, che nei due anni e mezzo del loro operato non ne hanno modificato i contenuti in virtù del fatto che la collaborazione tra Enti di diritto pubblico nasceva per creare circuiti virtuosi di legalità. L’Asseco si sviluppa nel solco del principio di sussidiarietà assegnato agli Ordini professionali sin dal nascere della legge Biagi, contro il cui illuminato pensiero c’è chi si oppone ancora oggi. Ecco perché i 26mila Consulenti del Lavoro italiani, rappresentati dal Consiglio Nazionale e da tutti i Consigli Provinciali dell’Ordine, rispediscono al mittente accuse e polemiche politiche in cui non vogliono entrare, ribadendo il loro impegno alla tutela del lavoro etico e regolare. Ma senza trascurare la difesa della reputazione della propria onorabilità, che troverà tutela nelle Sedi Competenti.