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20 aprile 2024

Cultura

Con il covid si perde anche la capacità di scrivere: uno studio dell’Università di Padova

Lo studio del professor Priftis dell'Università di Padova che mette in luce, come il SARS-COV-2 può manifestarsi anche con agrafia e afasia

| Ingrid Feltrin Jefwa |

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| Ingrid Feltrin Jefwa |

Professor Konstantinos Priftis del Dipartimento di Psicologia Generale dell'Università di Padova

PADOVA – Importante scoperta scientifica dell’Università di Padova sul covid grazie ad uno studio del Professor Konstantinos Priftis del Dipartimento di Psicologia Generale dell'Università di Padova, in collaborazione con le psicologhe Dott.ssa Lorella Algeri e Dott.ssa Simonetta Spada e la fisiatra Dott.ssa Stella Villella dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista «Neurological Sciences» ed ha indagato per la prima volta un paziente in cui il COVID-19 si è manifestato oltre che con lievi evidenze respiratorie anche con sintomi mentali generalizzati, in seguito regrediti, e con segni neuropsicologici altamente specifici.

Lo studio pone in evidenza come, oltre alla necessità di curare le conseguenze dei danni respiratori e cerebrali, una delle frontiere future che il sistema sanitario dovrà fronteggiare sarà quella di valutare un paziente COVID-19 anche dal punto di vista neuropsicologico come indizio sentinella di affezione da virus e avviare una sistematica riabilitazione cognitiva.

«Abbiamo studiato un paziente in cui il COVID-19 ha causato un ictus localizzato nell’emisfero cerebrale sinistro - dice Konstantinos Priftis -. Dopo alcuni giorni di febbre l’uomo, ormai sfebbrato, era stato ricoverato non tanto per complicazioni polmonari, ma per difficoltà linguistiche e agitazione comportamentale. A tutti gli effetti, da un punto di vista clinico, non sarebbe stato un paziente COVID-19. I routinari test sierologici di protocollo adottati per il ricovero hanno svelato la presenza di anticorpi per il SARS-COV-2 mentre la risonanza magnetica ha rivelato la presenza di embolie multiple nell’emisfero cerebrale sinistro.

Ed è qui che, rispetto alla prassi clinica seguita per i ricoverati, abbiamo sottoposto il paziente anche a un esame neuropsicologico molto approfondito. Dopo i test abbiano notato come il paziente fosse incapace di scrivere (agrafia) e di come si sia manifestata, in maniera più lieve, un’afasia di conduzione cioè l’incapacità di ripetere le parole udite, mentre il resto delle funzioni mentali era rimasto intatto».

Il professor Konstantinos Priftis sottolinea quindi: «Questo caso è importante perché è una sorta di “sentinella” di situazioni simili che potrebbero sottrarsi alla casistica dei pazienti Covid-19 una volta passata l’emergenza. Ecco perché diventa molto importante inserire un’attenta valutazione neuropsicologica tra i test diagnostici delle conseguenze del SARS-COV-2. Alcuni pazienti, come il nostro, sono arrivati all’osservazione clinica a causa dei loro segni neuropsicologici e non per i classici segni respiratori. Non solo, una volta venuti alla luce questi casi, oltre la valutazione neuropsicologica, molti di questi pazienti dovranno essere seguiti per una loro sistematica riabilitazione cognitiva. Questa circostanza costituisce una nuova sfida, non solo clinica ma anche finanziaria, da affrontare immediatamente nell’ambito delle conseguenze cerebrali del SARS-COV-2».

 


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Ingrid Feltrin Jefwa

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