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29 marzo 2024

La Rivoluzione del Cliente

Categoria: Altro - Tags: Cristina Collodi, marketing, cliente, immagine, comunicazione, rivoluzione del cliente, customer revolution, prodotto

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Cristina Collodi | commenti | (9)

Gente che cammina in un negozio

Vi è mai capitato di entrare in un sito “shop on-line” o in un negozio perché incuriositi dalle sue attrattive e poi di esserne usciti a mani vuote?

A me questo capita spessissimo forse perché sono incontentabile o forse semplicemente molto indecisa: ci sono così tante opportunità d’acquisto e tante le variabili da valutare (colore, volume, prezzo...) che non riesco a prendere una decisione su due piedi se non quando mi capita il raptus dell’acquisto compulsivo di cui poi cerco di farmene una ragione per non pentirmene.

Proprio per questo motivo, per portare il cliente all’acquisto del prodotto, le consuete strategie di marketing mai come ora sono messe in discussione.

Sto parlando di concetti che venivano espressi con “ciclo di vita del prodotto” o “customer care” (la cura per la soddisfazione del cliente) o di quelle definizioni come “prodotti star”, “mucche da latte” e di tecniche push anziché pull che con la CUSTOMER REVOLUTION stanno subendo oggi una radicale trasformazione. Sembrano paroloni, ma andiamo per ordine proprio partendo dalla fine: cosa si intende per customer revolution? I clienti sono oggi a determinare le vendite esprimendo i propri gusti, orientamenti, preferenze e decidendo dove spendere il proprio denaro e il proprio favore.

In un era digitale e globalizzata, dove il reperire l’informazione è sempre più immediato e dove il confronto tra prodotti o case produttrici è sempre più agguerrito il consumatore sta assumendo un potere decisivo importantissimo.

Il così detto “ciclo di vita del prodotto”, inteso come il suo periodo che va dall’introduzione nel mercato, passando per l’apice delle vendite fino ad arrivare alla sua completa estinzione è ora una preoccupazione messa in secondo piano dallo studio e dalla presa in considerazione, invece, del ciclo di vita del cliente. Inteso come entità Cliente, non persona, si capisce!

Ma cosa vuol dire? Il ciclo di vita di un cliente nasce con la sua acquisizione, con il suo ingresso tra i vostri consumatori, e questo è un passo importante: vuol dire che la vostra strategia di comunicazione pubblicitaria sta mostrando i primi risultati. Il ciclo di vita del cliente passa per lo sviluppo, la maturità, fino alla discesa che decreta la fase di distacco dove altri marchi attraggono e persuadono il vostro cliente.

La strategia Push di spinta sul mercato non ha più le connotazioni di una volta. Lo ricordate il ritornello "Comprate gente, comprate!!"? Ebbene oggi si assiste ai "Consigli per gli acquisti" e alle dimostrazioni di affidabilità sulle promesse del prodotto perché siamo diventati più scettici, meno creduloni. Io personalmente quando sento tanto elogiare una crema di bellezza in TV, o in profumeria, prima di spendere un patrimonio, consulto qualche forum femminile e mi faccio un'idea tutta mia. Giusto?

Il cliente ha, oggi, in mano lo scettro del potere; dispone della possibilità di informazione e di scelta di dove andare a spendere il proprio denaro; è il vero protagonista e il vero propulsore delle iniziative di marketing delle aziende che cercano sempre più di personalizzare il loro approccio con il cliente. E le “mucche da mungere” di cui parlavo più su? Le Cash Cow? Niente paura, tali mucche questa volta non siamo noi! È il nome tecnico attribuito a quei prodotti che, a basso costo, portano alto profitto; l’importante oggi è garantire anche a questi prodotti la giusta qualità perché il cliente non è più uno sprovveduto e la sua mancata soddisfazione porta molto più danno rispetto all’introito di “latte” da mungere.

Muhhhhh!!!!

Occhi aperti a tutti!



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Salve e complimenti per il Blog che ho trovato interessante fin dalla prima puntata. Nel merito della questione consumo e consumatori è vero che internet ha un pò rivoluzionato le possibilità facendo si che chiunque possa farsi arrivare ciò che cerca direttamente dal paese o dal produttore che magari si trova dall'altra parte del mondo ma personalmente sarei propenso allo sviluppo della filiera corta per tutti i generi di largo consumo. Naturalmente le cose vanno diversamente perchè di fondo non c'è l'equità sociale che permetterebbe a tutti di disporre di cibo e lavoro nella propria terra e così più che mucche da mungere direi che stiamo evolvendo ad uccelli migratori che a seconda della stagione cambiano zona per trovar cibo e alloggio ...

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I concetti da lei espressi sono assolutamente validi e meritano un approfondimento dettagliato.
1) Internet verso il mercato globale che ci allontana dal locale.
Proviamo a vedere in ciò anche una chiave di lettura diversa: Internet e la libera concorrenza. Quindi miglior prodotto, miglior servizio, miglior rapporto con l'acquirente finale.
2) Filiera corta? Ma io sono una fan di Decrescita felice! La conosce?
Assolutamente da scriverne un pezzo. Un pezzettone, mi creda!
3) Uccelli migratori. Gli immigrati, che conosco io, qui hanno cercato il sussidio e le garanzie che noi residenti neppure sappiamo ci spettano di diritto. Ci sono moltissimi fondi della UE, a sostegno del lavoro e dell'impresa, che non vanno distribuiti e che ritornano al mittente ( quando non si perdono tra i 1000 forellini di un sistema colabrodo).
Piuttosto che migratori dovremmo diventare uccelli osservatori attenti e pretendere la chiarezza di informazione. Si pensi che una signora che lavora all'INPS mi ha detto di come ci sia rimasta male nel vedere che neppure un trevigiano si è accapparrato gli aiuti "casa" mentre gli extracomunitari erano sul filo di partenza già dai primi minuti da quando è uscito il bando. MA PERCHÉ?
Mamma mia! La mia lista degli argomenti sta diventando infinita. Grazie Denisio e a presto!

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Uuuuuh come mi piace questa Collodi soprattutto quando parla così degli immigrati sanguisughe!

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Intanto grazie per la risposta, voglio precisare per onestà che non sono qui per screditare ma per cercare di fare un quadro un pò più completo, ci sono sempre molte sfaccettature negli argomenti di interesse pubblico e i miei ragionamenti partono dal presupposto che la perfezione non è una cosa complicata, invece mi sembra che più le cose vengono gestite da grandi apparati o corporation più ci troviamo in un mare di problemi.
La decrescita felice potrebbe essere uno dei modi per venire incontro alle esigenze vere e reali delle persone , ma nessuna televisione, nessun fondo di "aiuto" si accingerà mai a devolvere le proprie energie per farla sviluppare, eppure sarebbe un metodo (mi passi il termine) francescano e pulito per ripensare il futuro.
Purtroppo non sono daccordo sull'assioma del libero mercato come metodo per ottenere un miglior prodotto, funzionerebbe meglio in un piccolo mercato ma nel mercato globale c'è invece purtroppo l'interesse a produrre oggetti dalla vita limitata per alimentare il mercato del consumismo sfrenato che ci rende schiavi. Eppure basterebbe una leggina da parte del nostro governo che preveda gli oneri per lo smaltimento a carico del produttore .
Per quanto riguarda i fondi UE ... preferisco non esprimermi, so che le amministrazioni locali ne devono far richiesta con largo anticipo e per ottenerli non è facile, figuriamoci da parte di un privato ! "perfection is never complicated"
la saluto

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Perfection is never complicated? What the hell do you mean? Instead, I believe - perfection is very complicated, tough and unattainable - in the end, virtually impossible. Given I probably do not know Italian very well, why haven’t you written all the text in English and not only the title, so I would be able to understand exactly what you mean and also perceive what your education level is?

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Hello Mr, maybe this is a clever question but i think there is no "right" answer who satisfy your curiosity . Nevermind, you don't understand. In my experience i can't find answer searching outside, never ever. I can't find the answer for you.
In other word there is nothing to explain about perfection, perfection is simple by definition --> perfection is never complicated . thank you . d.

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I can see that you are not able to give a proper answer and I have also realized that English is not your strong point because your expression seems confused, not to say incomprehensible, so it is better to stop this pointless exchange of views.

I would kindly advise you, that in the future, when you write in Italian, perhaps it is better for you avoid introducing English citations or sentences, also in other foreign languages too, with meanings that you are not able to explain, as many low cultured pretentious people are in the habit of doing.

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hahaha .... the lesson of the teacher "quo usque tandem" is starting on oggi treviso ! crazy !

a little bit : avoid to remember him the language of italy !

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Sono del suo stesso parere: parlare e denunciare non è inutile, anzi! Aumenta la consapevolezza generale.
Per lo smaltimento e la sua legge devo documentarmi, ma credo che lei abbia inquadrato il problema.
Io lavoro con le aziende vinicole e molte accedono ai fondi di contribuzione (magari sorrette da qualche ente certificatore a carattere privato e messe in cordata l'una con l'altra), ma molte neppure sanno che anche per l'invenzione di un brand e la sua ricerca di esistenza presso L'Ufficio Italiano Brevetti e Marchi fino alla fine del 2013 c'era da parte dell'UAMI una contribuzione a fondo perduto.
Le carte, la burocrazia e gli sportelli, uniti all'"ignoranza" (alla latina, per capirci) sono i veri ostacoli. È vero che il privato è assolutamente messo in posizione di sfavore e questo va denunciato unito a delle proposte di fattibilità per sopperire a queste difficoltà.
Credo che noi due si sia sulla stessa lunghezza d'onda.
A presto!!

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